Lectio Divina 2021/2022 - Parrocchia Sacro Cuore

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Lectio Divina 2021/2022

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Domenica 24/04/2022

GEREMIA 31,1-14
 
Ti ho amato di amore eterno
 
 
Nel brano odierno troviamo parole veramente inconsuete per Geremia
 
Come sono nati i capitoli 30-32, i capitoli della consolazione?
 
La genesi di questi capitoli si può distinguere in 3 momenti:
il tempo della gioia
il tempo della sconfitta
il tempo dell’orizzonte, del futuro
 
Il tempo della gioia riguarda proprio i versetti odierni:
Sotto il regno di Giosia, l’Assiria, il grande nemico che per più di un secolo aveva occupato la Galilea e la Samaria, decade e le due regioni vengono di nuovo annesse ad Israele inoltre il re fa una riforma della Thorà e del culto (2 RE cap.22-23) per cui si apre un tempo di entusiasmo, di gioia e fiducia nel popolo di Israele, un po’ come è successo quando si aprì il Concilio Vaticano II che portò la speranza di un vero rinnovamento nella Chiesa e nella società.
Geremia, proprio in questo periodo, ebbe la sua prima chiamata; è giovane, intorno ai 25 anni, e deve aver partecipato all’euforia generale del popolo. Nascono così i capitoli 30-31; l’animo del profeta è colmo di speranza tanto da dire a Israele: “di nuovo pianterai, di nuovo raccoglierai…” (v.5).
 
Anche per Geremia, però, c’è un cammino doloroso da percorrere per maturare e purificare la sua fede.
 
Dopo il tempo della gioia c’è quello della sconfitta, del dubbio…
Muore il re buono Giosia per mano del faraone e sale al trono Ioiakim che, riportando i culti idolatrici, fa decadere la religiosità d’Israele e, contemporaneamente, all’orizzonte avanza l’ombra nera di Babilonia.
Geremia entra nello sconforto: il Signore ha mentito? Se la riforma viene messa da parte, le battaglie perse (Gerusalemme cade nel 598 a.C.), cosa vuol dirci il Signore?
 
La speranza, per essere vera, ha bisogno di purificazione, deve risorgere dai dubbi e dalle sconfitte. Geremia si accorge che si adempiono solo le profezie di sventura ma, proprio per questo, si fortifica e riesce a credere che, un giorno, anche le profezie di consolazione verranno mantenute.
 
Entriamo così nella terza parte del suo cammino, il tempo dell’orizzonte, del guardare lontano e, questa stagione, non avrebbe potuto sussistere senza il dubbio e la sofferenza (Is. 53 - uomo dei dolori)
Geremia comprende che le parole che pronuncia in nome del Signore sono da credere in un abbandono fiducioso e non da verificare.
E’ adesso che il suo dire diventa un vangelo, un invito a credere non per ciò che si vede ma per fede: “Beati quelli che pur senza vedere, crederanno” (Gv.20,29)
 
Adesso le profezie di Geremia non toccano più solo il regno del nord, non sono più per Israele ma si allargano nel tempo e nello spazio per contenere l’universo, per arrivare fino a noi.
 
Queste pagine scritte nella giovinezza vengono riscritte dal profeta con una nuova consapevolezza, “scrivi un libro!” (Ger. 30,1) gli dice il Signore, qualcosa che rimanga, un insegnamento per tutti: “Ecco verranno giorni…in cui ci sarà una nuova alleanza…tutti mi conosceranno”. Geremia capisce che i mutamenti non saranno tanto esteriori quanto dell’animo, del cuore, perché se la legge non è scritta nel cuore degli uomini non verrà mai osservata.
 
Il profeta è stato formato attraverso un cammino di delusioni e di oscurità con parole veritiere che fanno sorgere terribili dubbi e Dio ha fatto ciò perché Geremia divenisse un testimone verace per tutti (Ap.3,14).
Si può parlare di vangelo di Geremia perché la parola, macerata nella sua carne, ci accompagna verso Gesù, l’unica vera nuova alleanza per tutti.
 
Vers.1. Il brano si apre in una forma quasi banale, già sentita e risentita: “in quel tempo – oracolo del Signore – io sarò Dio per tutte le tribù di Israele ed esse saranno il mio popolo”. Ma è proprio per il fatto che è una formula sempre usata, che dà coraggio. Questa formula contrasta il senso di abbandono e di fallimento degli esuli, essi dicono: non siamo più soli, Dio è con noi “e se Dio è con noi chi sarà contro di noi?” (Rm.8,31)
Nell’esilio, nella dispersione, Dio raduna le sue piccole comunità locali e si impegna a riscattare Israele proprio come aveva fatto con l’uscita dall’Egitto.
 
Vers.2. “Ha trovato grazia nel deserto un popolo di scampati”. Il deserto è una costante nella Bibbia, un luogo di affanni e di grazia. Il deserto è la nostra attuale condizione, le nostre speranze infrante, i nostri dolori mai sopiti, in queste circostanze Geremia ci dice che noi troviamo grazia, Dio è con noi per fare qualcosa di inedito
 
Vers.3. “Ti ho amato di amore eterno”. Magari ci stiamo chiedendo cosa ci facciamo in questo mondo, qual è il senso della nostra vita, Dio ha una risposta: siamo stati amati prima che nascessimo e saremo amati quando non ci saremo più.
Il senso della vita è “essere amati”, c’è un Dio che giura a me, uomo debole, fedeltà. È il suo cuore che dà un futuro anche nel buio più profondo, che ridà la dignità che non si ha più e questo lo troviamo per 3 volte nei versetti 4-5 con la parola “di nuovo”:
“Di nuovo… ti edificherò”; “Di nuovo…farai festa”; “Di nuovo…pianterai”.
Dio edifica l’uomo rendendolo capace di gioire e di ricostruire la sua vita inoltre noi sappiamo che in (Gv.4,37) viene detto: “c’è chi semina e chi raccoglie”, le nostre fatiche spesso sono raccolte da altri, ma qui Dio promette che colui che pianta anche raccoglierà (v.5), le nostre fatiche non saranno vane e allora si avvera la Parola “chi semina nella fatica raccoglierà nella gioia”.
“Ti amo di amore eterno” è un altro evangelo, una buona notizia rivolta a noi tutti ormai rassegnati a perire.
 
Se ci sentiamo esiliati nella Babilonia di questo mondo e non pensiamo di avere grandi prospettive per il futuro a causa dell’indifferenza delle società, Dio ci ricorda questo amore eterno… “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia la vita eterna” (Gv.3,16).
 
Al v.6 la restaurazione culmina con un invito a fare un pellegrinaggio a Gerusalemme, “Su saliamo a Sion” che indica che il tempio sarà ricostruito. Un Israele riunificato, un amore riunito, un nuovo ricominciamento.
 
I vers. dal 7 al 14 sono rivolti sia al popolo eletto che alle terre intorno, quelle stesse nazioni che avevano deriso Israele per la sua rovina; a tutti viene annunciata una novità: la salvezza.
Innalzate canti, esultate, fate udire, raccontate la gioia perché il Signore ha salvato il suo popolo; 4 imperativi del vers.7 e la risposta nel vers.8, “Ecco (io il Signore) riconduco, raduno il popolo ed essi ritorneranno”. È proprio il Signore che sta riportando i rifugiati, i più deboli, coloro che non avevano nessuna change, nessuna dignità. Dio rende possibile una grande processione di vulnerabili.
In questi versetti abbiamo la grande immagine di Isaia (2,2-3) dove il profeta vede tutte le genti salire al monte del Signore, partiti nel pianto ritornano tra le consolazioni.
Pensiamo alle nostre comunità, anche noi siamo chiamati a lodare, a cantare, a portare speranza e gioia e anche a ritornare, ad accogliere…ma lo facciamo? Dichiariamo apertamente che il Signore salva, riconduce, raduna, vuole tutti con sé…oppure dividiamo, ci ritagliamo posti, facciamo il nostro gioco, critichiamo e allontaniamo i fratelli oppure forse, ed è peggio, facciamo la morale e cerchiamo di ricreare i fratelli a nostra immagine e somiglianza?
 
Si aprono adesso, al vers.9, altre immagini suggestive:
1) Dio conduce a fiumi di acqua per una strada diritta: è la visione del buon pastore (Salmo 23; Is.40,11)
2) Dio è padre ed Efraim il primogenito (Es.4,22) che ha diritto a cure speciali
Il pastore, quindi, non è altro che il Padre che protegge e, i primogeniti, sono i deboli, gli allontanati, gli abbandonati che hanno diritto ad una dimora, ad una dignità. (Parabola del Padre misericordioso).
 
Al vers.7 si era parlato di ascoltare e annunziare, ma che cosa? Ce lo dicono i vers. dal 10 al 14. Colui che ha disperso ora raduna, chi ha distrutto ora ricostruisce, chi ha sradicato ora pianta e le mani dell’oppressore, seppure più forti delle mani degli Israeliti, sono deboli di fronte alle mani di Dio che accompagna i riscattati verso i Suoi beni.
I beni sono del Signore (V.12 e 14), il grano, il mosto, l’olio, i greggi non sono frutti di un duro lavoro, sono doni di Dio.
Siamo consapevoli che quanto abbiamo è frutto di un dono gratuito di Dio? quanta gente che si crede cristiana doc pensa di meritare ciò che ha e, quanta gente quando ha delle sofferenze, si chiede cosa ho fatto di male?
 
Il testo non vuole essere un resoconto descrittivo, ma è piuttosto una poesia, una suggestione per indicare la grande speranza dell’uomo di assenza di dolore “cambierò il loro lutto in gioia” e di gioia “li consolerò, li renderò felici, sazierò di delizie l’anima dei sacerdoti e il popolo abbonderà dei Miei beni” (V.13-14) cose che si possono raggiungere solo se si sta nelle mani di Dio e si accetta tutto da Lui.
Tutti sono coinvolti, i sacerdoti, il popolo, i deboli, Dio cambia le sorti di ognuno.
 
Nella realtà gli esuli torneranno alla spicciolata in una terra tutta da ricostruire ma il profeta, con le sue parole, vuole dare una iniezione di ottimismo, di novità ad un popolo molto affranto. Nel v.13 il verbo centrale è al futuro – io cambierò, muterò -  ma questo non cambia il fatto che la felicità sia una ricerca che parte qui, ora e subito (Salmo30,12). Dio ha il potere di mutare le cose ed ha promesso di farlo.
 
Anche noi possiamo tornare ai nostri sogni, alle nostre speranze, alle nostre case, anche in questo tempo di guerra; Dio riporterà la pace dando dignità ai popoli oppressi che, pur trovando una terra tutta da ricostruire, avranno la forza della speranza.
 
Come possono nascere in noi parole di consolazione vere, che danno coraggio alla gente e la portano verso la speranza?
Sappiamo, per esperienza, che possono salire alle nostre labbra solo attraverso un sofferto cammino.
Pensiamo a Paolo e alle tappe della sua vita che sono anche le nostre: la prima è un grande entusiasmo che però confonde chi vogliamo consolare e ci rende persone scomode perché scomodiamo anche chi è nella fede per cui veniamo emarginati e perfino esiliati (Damasco). Devono passare anni e dobbiamo maturare per riuscire a farci comprendere (Antiochia). Poi passiamo all’escatologia ed alla dottrina (Tessalonicesi, Galati, Romani) per arrivare, dopo lunghe e sofferte persecuzioni, alla visione cosmica del Cristo (Efesini e Colossesi).
Paolo ha elaborato il suo vangelo attraverso un cammino di dure sofferenze, delusioni, eventi paurosi e dolorosi ma, come Geremia, è sempre stato fedele alla voce che l’aveva chiamato ed ha lasciato che la speranza germinasse nel silenzio di Dio.
 
Ripensiamo alla nostra storia, vita, vocazione: qual è stato il senso delle prove che ho sperimentato? Se avremo il coraggio di rispondere che Dio ha permesso le prove per formarci come ministri di consolazione, allora avremo veramente raggiunto la maturità che Dio vuole donarci. Dio ha bisogno di ministri di una nuova alleanza con una parola pura e convincente forgiata dalla vita e dal Sapiente Vasaio.
 


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LECTIO DIVINA QUOTIDIANA
 
 
Dal 25 aprile al 08 maggio 2022
 
 
          
L. 25 Ger. 26,1-6 "Ascoltate le parole che con grande premura vi ho donato"
            

M. 26  Ger. 26,7-9 "Devi morire per la verità"
       
 
M. 27 Ger. 26,l 0-15 "Eccomi in mano vostra!"
 
 
G. 28  Ger. 26,16-19 "Stiamo per commettere una grave iniquità a nostro danno"

V. 29  Ger. 26,20-24 "Persecuzione"

 
S. 30  Ger. 27,1-11   "Dice Dio: ho creato tutto e lo do a chi mi piace".
 
 
D. 01/05 III Pasqua anno C - Gv.21,1-19. "Ti esalterò, Signore, che mi hai risollevato"
 
 
L. 2    Ger. 27,12-18 "Perché volete morire di fame, di peste e di spada? Piuttosto piegate il collo al giogo di Babilonia"
 
 
M.3   Ger. 27,19-22  "Anche gli arredi del Tempio saranno portati a Babilonia fmché Io (Dio) non li cercherò"
 
 
M.4   Ger. 28,1-9   "Quanto al profeta che predice la pace sarà riconosciuto solo quando la Parola si realizzerà"
 
 
G. 5  Ger. 28,l 0-17 "Così dice ilSignore ad Anania: tu hai rotto un giogo di legno ma Io, al suo posto, ne farò uno di ferro"
 
         
V.6          Ger. 29,1-7  "Così dice il Signore: in esilio costruite case ed abitatele"
            

S.7     Ger.29,8-14 "Deve morire la vecchia generazione perché ne nasca una nuova"

       
D. 8    Ger.32,6-15 "Compra il mio campo"
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LECTIO DIVINA QUOTIDIANA: dal 28 marzo al 10 aprile 2022

L. 28 Ger. 23,1-2 Voi avete disperso

M.29 Ger. 23,3-4 Non mancherà neppure una pecora

M.30 Ger. 23,5-6 Giuda sarà salvato

G.31 Ger. 23,7-8 Tutti dimoreranno nella propria terra

V. 1 Ger. 23,9-12 Nella mia casa ho trovato malvagità

S. 2 Ger. 23,13-15 Nessuno si converte dalla sua malvagità

D. 3 Gv. 8,1-11 Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei

L. 4 Ger. 23,16-19 Chi ha ascoltato la parola del Signore e vi ha obbedito?

M. 5 Ger. 23,20-24 Chi assiste al mio consiglio faccia udire le mie parole

M. 6 Ger. 23,25-28 Che cosa ha in comune la paglia con il grano?

G. 7 Ger. 23,29-32 Dio è contro i profeti di menzogne

V. 8 Ger. 23,33-40 La parola del Signore non è un peso

S. 9 Ger. 24,1-3 Che cosa vedi Geremia?

D.10 Lectio divina al Sacro Cuore Ger.30,4-17 La piaga incurabile
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GEREMIA 20,7-18
 
 
 
Leggere il libro di Geremia è come leggere un insieme di schegge impazzite, non c'è una trama precisa e, spesso, non c'è un nesso logico tra un brano e l'altro.
 
Molti studiosi hanno cercato un filo conduttore, hanno cercato di riscriverlo, di spostare i versetti, dimenticando che nel decalogo di un buon esegeta si deve tener presente che, la Bibbia, non è stata scritta per gli studiosi, che capire tutti i dati non è capire il testo e che non bisogna mettere nel testo ciò che l'autore ha voluto lasciare fuori.
 
 
Siamo rimasti con Geremia che spezza una brocca, i capi hanno capito fin troppo bene il suo gesto e le sue parole e lo arrestano e puniscono con una procedura pubblica legittima. Qual era la legge che aveva violato? Il Tempio pretendeva di
 
essere l'incarnazione di Dio e quindi, JHWH, non poteva distruggerlo perché avrebbe distrutto sé stesso.
 
Geremia arriva,  così, a capire che i sacerdoti sono i veri nemici della Parola di Dio. Ma Geremia non si fa intimidire, lo accusano di portare "terrore" ma, appena libero, ritorna all'attacco  e capisce che è il Tempio che da "Shalom" è diventato "terrore" ed è l'oggetto del terrore di Dio; avviluppato nell'auto-inganno  è diventato luogo di morte. Lo smantellamento di Gerusalemme, per opera di Dio, è iniziato.
 
 
Non possiamo capire il capitolo 20 se continuiamo ad avere una immagine di Dio irenica e non ci sediamo tra i cocci delle nostre brocche spezzate e con il dolore acuto delle conseguenze; pensiamo ai tanti profeti di ieri e di oggi che continuano ad essere carcerati, torturati, uccisi, solo per non inquinare la Parola di Dio.
 
Chi parla molto di religione con un sottofondo di musica dolce, albe e tramonti, non ha una vera vocazione. La profezia arriva a dire: maledetto il giomo in cui nacqui, maledetta la mia vocazione. (Giobbe- Qoelet)
 
Oggi ci immergiamo nella 5° Lamentazione di Geremia cioè nel passo dove Geremia lascia esplodere tutte le sue emozioni, dove ci mostra il vero sé stesso, la sua rabbia, il suo scoraggiamento, la sua delusione, la stanchezza della vita ma anche il suo andare avanti a testa bassa, senza capire, ma con l'incrollabile fiducia in Dio, perché "lui si è lasciato sedurre".
 
 
Geremia non si preoccupa di scandalizzare ma noi siamo capaci di aprire veramente i nostri cuori, far uscire i veri sentimenti che ci animano e di donarli agli altri o ci preoccupiamo di essere sempre politically correct?
 
 
Il nostro profeta è un uomo solo che beve la coppa amara di un'esistenza continuamente minacciata e offesa a causa della durezza del percorso della sua conversione. La fede è un divenire, non dovremmo dire: "siamo credenti" ma "stiamo diventando credenti" e nessuno sfugge alla costante necessità di trasfmmare la mente ed il cuore e queste si forgiano solo se ci lasciamo plasmare dal dolore.
 
 
È un brano che spaventa ed attrae perché si scopre la mano molto dura di Dio ma bisogna continuare ad avere la massima fiducia in Dio: i discepoli, dopo aver ascoltato, dissero "questo  linguaggio è duro. Chi può intenderlo?...Gesù rispose" questo vi scandalizza? Da allora molti si tirarono indietro e non andavano  più con Lui. Poi Gesù chiese ai discepoli "forse anche voi volete andare via?" "Signore  dove andremo,  solo Tu hai parole di vita eterna" (Gv.6,60-68).
 
 
Il brano seguente (7-18) è un dialogo tra Geremia e JHWH e possiamo dividerlo in 4 temi:
 
vers.7-l O seduzione e inganno vers.S-12 preghiera
 
vers.l3 invito alla lode
 
vers.l4-18 infelicità e maledizione
 
 
1° tema
 
Guardiamo subito il verbo "sedurre", del vers.7 che in ebraico indica lo stupro di una donna e l'abuso di un giovinetto,  è qualcosa su cui non si può tornare indietro, quindi dovremmo tradurre il versetto in maniera molto forte: mi hai stuprato Signore ed io mi sono lasciato abusare da giovane. Mi hai fatto forza e tutti si fanno beffe di me, proprio come una donna stuprata che perdeva ogni dignità e, spesso, questo vale ancora ai giorni nostri.
 
E' indubbio che Geremia se la sta prendendo  con Dio per la sua situazione  e si sente tradito perché JHWH non gli ha detto che cosa lo aspettava seguendolo.  Anche noi dobbiamo  ammettere di esserci trovati in questa condizione: "mi ero affidato a Dio...ed ora sono senza via d'uscita!".
 
 
Le conseguenze del sentirsi ingannati da dio sono drammatiche: sono oggetto di scherno - ognuno si fa beffe di me - sono costretto a proclamare violenza e oppressione - sono lasciato solo come un reietto.
 
 
Le parole di Geremia risuonano come un amore initato ma appassionato perché il profeta, nonostante tutto, non riesce ad abbandonare  colui che ama e da cui si è sentito  amato, infatti dice: "nelle mie ossa scorre un fuoco ardente".
 
 
Il vers.9 inizia invece con un "mi dicevo", cioè pensavo tra me e me. Geremia ragionando tra di sé non dà più del Tu a Dio ma parla di Dio.
 
Il pericolo mortale per ogni credente è non dare del Tu a Dio e ascoltare invece le parole degli altri: "sentivo  le calunnie di molti...", "mi spiano", "vogliono vendetta ...". Anche a Gesù accadde la stessa cosa: "venne fra la sua gente ma i suoi non l'hanno accolto" (Gv.l,l-11).
 
"Anche  a noi succede la stessa cosa: "ho pensato di mollare tutto perché la vita che ho non è quella che pensavo all'inizio". Nulla più di una vocazione, qualsiasi essa sia, parla di libertà ma è anche vero che, nulla più di una vocazione, entra intimamente dentro di noi e quindi non c'è nulla che ci impegni di più, ci lasci meno liberi perché non c'è una via di fuga da ciò che scorre nelle nostre midolla.
 
Il senso della vocazione, anche quella cristiana, è lasciarsi perseguitare dalla Parola, lasciarsi sedurre in modo tale da non poter tornare più indietro e lasciarsi mettere in discussione.
 
Davanti a Dio tutti i disagi, le fatiche e le contraddizioni sono legittime perché non è quello che viviamo che ci cambia ma è il dare del Tu a Dio perché questo ci fa figli. La seduzione è il fuoco ardente dell'Oreb che esternamente ci fa rimanere intatti ma ci brucia dall'interno portandoci a mangiare il pane quotidiano del dolore e mette in dubbio la verità.
 
Inoltre il nostro è un Dio delle promesse e vuole insegnarci la responsabilità e le conseguenze dei patti spezzati e delle bugie in ogni tipo di relazione. Certamente Dio è capace dell' incondizionalità dell'agape, ma se avesse saltato o dimenticato l'amore delle promesse, non poteva diventare la base morale della vita degli uomini dove, l'amore passa, prima di tutto, attraverso la fedeltà ai patti (matrimonio, società, imprese, comunità...) e spesso finisce se non c'è la reciprocità anche se sappiamo che ci sono molti patti che non muoiono perché, una sola delle due parti, decide di andare avanti e non mollare di fronte all'infedeltà dell'altra parte.
 
Chi resiste? Non colui che ha come criterio ultimo la propria ragione, principio, coscienza, libertà, virtù, ma chi è pronto a sacrificare tutto questo per essere ubbidiente a Dio, l'uomo responsabile la cui vita non vuole essere altro che una risposta alla chiamata di dio, "tu respiri e deponi ciò che è giusto in mani più fmii e ti riposi" (Bonhoeffer).
 
Un Dio senza reciprocità è un faraone che, indifferente ai suoi sudditi, ne decide la vita e la morte mentre il Dio biblico è capace di superare il patto ma resta un Dio pattizio, che cerca la nostra collaborazione e responsabilità. È proprio il dolore per la mancata reciprocità che ci svela il valore di un Dio diverso, che ci aspetta sulla soglia, dandoci la forza per continuare ad attendere chi ci è stato infedele.
 
 
2° tema
 
 
Nei vers.11-12 inizia una supplica rivolta verso Dio e Geremia torna a dargli del Tu e gli chiede un accordo equo e una ricompensa per la sua obbedienza: "fammi vedere la tua vendetta".
 
Geremia non si fa vendetta da solo ma la chiede a Dio perché, la vendetta di JHWH, non è arbitraria o illegale ma è l'incarnazione  del governo e della legge.
 
 
3° tema
 
 
Il vers. 13 è la scheggia impazzita del nostro brano, sarebbe bello spostarlo al posto del 18 per concludere in bellezza ritrovando un Geremia più simile a quello che vorremmo ma, il card. Martini, diceva che "la Bibbia non è solo un nutrimento piacevole ma ci provoca e ci obbliga a non accontentarci di una banale religiosità", La Bibbia ci vuole scuotere per purificarci ed entrare nella lotta.
 
Questo versetto ci propone l'unica soluzione in una strada senza uscita, la lode. Con la lode si può superare quella crisi che, altrimenti, ci distruggerebbe; è il nutrimento per il fuoco che ci scorre dentro; ci fa solidali con il Dio della verità e, il passaggio dalla lamentazione alla lode, è forse l'unica vittoria che abbiamo a disposizione. Pensiamo alle beatitudini che ci propone Gesù (Mt.5,10-16).
 
 
4° tema
 
 
Questo ultimo tema è formato tutto da un'imprecazione di domanda.
 
Geremia maledice il tempo degli inizi, lo spazio, l 'uomo, perché la sua esistenza è un inferno.
 
Perché Dio ha voluto un popolo, una città, una nazione per poi girargli le spalle e metterli in mano agli stranieri che neppure Lo conoscono?
 
Dolore di uomo e di profeta che non maledice mai Dio, come invece fa la moglie di Giobbe, ma chiede un perché: perché proprio a lui è stato dato il gravoso compito di sradicare e demolire?
 
Il dramma di Geremia è cambiato, la crisi è dettata dal fatto di non sapere più come amare la vita così com'è ritrovando la voglia di vivere. Se questo doveva essere l'atroce  destino dei "figli di Abramo", essere spazzati dalla terra, maledetti, senza futuro, allora è maledetto anche il giomo in cui Dio mandò ad Abramo i suoi messi, la gioia che Abramo aveva provato allora oggi è cibo intriso di inganno.
 
 
Siamo fatti per la lotta, la Bibbia è un libro di strategie militari che non nega e non inganna su quanto è costosa la verità. La Bibbia potrebbe essere raccontata come la storia delle crisi di un essere umano.
 
Perché il Signore non distrugge i nemici? Perchè non dà alla sua chiesa la forza e la gloria, le possibilità economiche ed il successo? perché ci sono difficoltà di ogni tipo? Perché è in questo modo che Gesù ci ha rivelato il Padre rivelando che il ministero e la vocazione sono nell'umiltà e nella povetià. Gesù è presente proprio in quelle condizioni di stanchezza, disgusto e disagio che a noi provocano scandalo. Troppe volte la Bibbia salva poco o nulla perché le consentiamo di toccarci poco o niente, perché non affrontiamo, come nostre, le parole più crude. Geremia continua a dire e ridire parole brucianti che non prendiamo in considerazione quasi fossero deliranti ma da qui possiamo capire il valore ed il coraggio di quell'uomo, quell'amico che ci consiglia qualcosa che non vogliamo sentirei dire o la resa. Beati i miti! Cioè coloro che ascoltano e non scartano alcuna Parola di Dio. Le persone, le comunità hanno una resistenza invincibile a credere ad una parola di resa perché amano troppo le illusioni, le false consolazioni, il sentirsi invincibili. L 'uomo teme di fronte ad una libertà così amara perciò teme la sua vocazione ma, per assurdo, è questo il primo giorno in cui si sperimenta la salvezza.
 
 
Domande
 
 
Accetto che la mia vita sia lotta e che la Parola non risolva i problemi ma ci dica qualcosa che non ci aspettiamo, magari attraverso qualcun altro, che faccia scandalo?

 
Accetto di essere un combattente, non per vincere o perdere, ma per essere lotta?

Sappiamo dare un nome alle lotte della nostra vita, come possiamo reggere?

Usiamo sconforto, depressione o resistenza?
 
 
Geremia reagisce ai colpi perché trova in sé una memoria grata, noi abbiamo questa memoria?
 
 
San Paolo affermava che il tesoro della potenza di Dio viene racchiuso in vasi di creta (2Cor.4,7). Custodiamo questo fuoco per essere resilienti?





 
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LECTIO DIVINA QUOTIDIANA
dal 14 febbraio al 27 febbraio
 
 
L.14 Ger.l5,5-9       Li ho dispersi al vento. Chi avrà pietà?
M.l5  Ger.l5,10-14 Non ho portato via, ho servito, ma tutti mi maledicono.

M.l6 Ger.l5,15-18 Io portavo il tuo nome.
 
G.17 Ger.15,19-21    Convertiti e starai alla mia presenza.
 
V.l8  Ger.16,1-9       In questo luogo non ci sarà consolazione.

 
S.l9 Ger.16,10-13    Perché il Signore ha decretato sventure per noi?
 
D.20 VII T.O. anno C. Lc.6,27-38. Il Signore è buono e grande nell'amore.

L.21 Ger.16,14-15     Ecco verranno giorni.
 
M.22 Ger.16,16-18   Dio ripaga due volte l'iniquità.

 
M.23 Ger.l6,19-21   Dio mostra la mano e la forza per far riconoscere il suo amore.

G.24 Ger.17,1-4   Il peccato è inciso profondamente e rende schiavi.
 
V.25 Ger.17,5-11     L'uomo  è maledetto  e benedetto; è fallace e anche  capace di produrre frutti.

 
S.26 Ger.l 7,12-13     Chi si allontana da Dio è scritto nella polvere.
 
D.27 Lectio Divina al Sacro cuore. Ger.21,1-1O. "Ecco io vi metto davanti la via della vita e la via della morte.



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LECTIO DIVINA QUOTIDIANA
 
Dal 24/01 al 13/02-2022
 
 
Lu 24      Ger.11,20-23. A te ho affidato la mia causa.
 
Ma 25     Ger.12,1-4. Per la malvagità dell'uomo tutta la creazione perisce.
 
Me 26     Ger.12,5-7. L'uomo è chiamato a combattere sempre più duramente per il suo Dio.
 
Gi 27      Ger.12,8-13. La mia eredità ha mietuto spine.
 
Ve 28     Ger.12,14-17. Avrò compassione se...
 
Sa 29     Ger.13,1-11. La gloria marcisce.
 
Do 30    IV T.O. Lc.4,21-30. Gesù, come Elia ed Eliseo, è mandato non per i soli Giudei.
 
Lu 31     Ger.13,12-14. Crediamo di sapere sempre tutto.
 
Ma 1     Ger.13,15-17. Si aspetta la luce ma arrivano le tenebre.
 
Me 2     Ger.13,18-21. Che dirai quando...
 
Gi  3     Ger.13,22-23. Potrete fare il bene voi abituati al male?
 
Ve 4     Ger.13,24-27. Per quanto tempo ancora non ti purificherai?
 
Sa 5     Ger.14,1-6. Non c'è acqua, non cade la pioggia, non c'è erba...
         non c'è vita lontano da Dio.
 
Do 6      V T.O. Lc.5,1-11. Lasciarono tutto e lo seguirono.
 
Lu 7     Ger.14,7-9. Signore agisci per il tuo nome!
 
Ma 8    Ger.14,10-12. Il signore non ascolterà.
 
Me 9    Ger.14,13-14. I profeti non sono profeti.
 
Gi 10    Ger.14,15-16. Si può morire di malvagità.
 
Ve 11    Ger.14,17-22. Aspettavamo la pace ma non c'è alcun bene.
 
Sa 12    Ger.15,1-4. Anche se tornassero la legge ed i profeti, dove andremo?
 
Do 13    Lectio Divina al Sacro Cuore. Ger. 20,7-18 "Mi hai sedotto
 
         Signore, e io mi sono lasciato sedurre".
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LECTIO DIVINA QUOTIDIANA Dal 10/01 al 23/01

Lun 10: Ger. 1O,8-10. Il Signore è il Vero e l'Eterno;

 
Mar 11: Ger.10,11. Promessa: gli idoli scompariranno;

 
Mer 12: Ger.10,12-13. Dio fece;

 
Gio 13: Ger.10,14-1.6. C'è una eredità che toglie la vita e una che la dà;

 
Ven 14: Ger.10,17-19. Israele pensava di poter sopportare, ma...;

 
Sab 15: Ger.10,20-22. Israele non esiste più;

 
Dom 16: Ger.10,23-25. Correggimi Signore, ma con giusta misura;

 
Lun 17: Ger.11,1-5. Maledetto l'uomo che non permette a Dio di mantenere la sua Alleanza;

 
Mar 18: Ger.11,6-8. Proclamare e ascoltare le parole dell'Alleanza;

 
Mer 19: Ger.11,9-13. Alzano grida agli dei che "certamente" non li Salveranno;

 
Gio 20: Ger.11,14-15. La casa di Dio non è per chi ha una condotta Perversa;

 
Ven 21: Ger.11,16-17. Come il popolo brucia incenso a Baal, così Dio brucerà l'ulivo verde;
 

 
Sab 22: Ger.11,18-19. Non sapevo che si tramava contro di me;
 

 
Dom 23: Lectio divina al Sacro Cuore. Ger. 19,1-15. "Va' a comprarti una brocca di terracotta".
 
 
 
 
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Domenica 12/12/2021
Lectio Divina Ger.15,10-21

Dio è menzognero

Il brano odierno fa parte del libro delle confessioni di Geremia.
 
Geremia è un profeta molto autobiografico e ci fa conoscere i suoi stati d'animo. Ad esempio, come in Is.24,1-2 troviamo un Signore che spezza gli schiavi come i padroni i creditori come i debitori, chi riceve e chi dà un  prestito, il giusto e l'iniquo, ma il brano viene raccontato in modo distaccato, così Geremia, parlando delle stesse cose, ci fa ascoltare il suo dolore, il suo sconcerto verso questo Dio che scatena la sua ira su tutti e ci pone le domande che lui stesso si è fatto: Dio è ingannatore? Perché non c'è pace per il giusto, per chi lo segue, per chi porta la sua paroia?
 
Anche qui, tra di noi, c'è chi è più autobiografico e parla dei suoi sentimenti e chi è più distaccato e non permette agli a!tri di entrare ne! proprio cuore.
 
Alla meravigliosa supplica che si trova in Ger.14,19-22 Dio risponde con delle parole del tutto inattese: ne ha abbastanza de! suo popolo, anche se Mosè o Samuele intercedessero, Egli non avrà alcuna pietà.
 
Dio ha tentato di tutto, perfino a mandare un "devastatore in pieno giorno" che sta colpendo quelli che si sono salvati dalla peste, dalla spada, dalla siccità, dalla fame e dalla schiavitù, ma non è servito. Ai giorni nostri pensiamo al covid che è arrivato esattamente come dice Geremia, "ad un tratto, in pieno giorno, portando turbamento e sgomento" (Cap.15,8), ma che non è servito a farci ragionare, a farci dare deiie priorità vere aiia vita, che non ci ha fatto condividere ma sempre più ci siamo divisi tra ricchi e poveri, non abbiamo ancora capito che, se muoiono loro, moriamo anche noi.
 
Ma proprio questa ira di Dio sbigottisce il profeta perché deve fare i conti con un dio che non capisce più, che non riconosce e, improvvisamente, si rende conto della malvagità del mondo, tutti cercano la propria strada facile a scapito degli altri e le Parole che lui ha dette con tanta passione, non sono servite a nulla.
 
Don Gianni ha trovato, tra i banchi deila chiesa, una delle riviste gossip più trash. Dov'è la Parola di Dio se uscendo dalla messa mi nutro di questa umanità sbiadita? Ancora, don Gianni, ha messo come segno una gabbia dorata per indicare che il vizio ci rende schiavi eppure noi facciamo uscire pubblicamente il vizio, lo dichiariamo innocuo e mettiamo nella gabbia dorata della chiesa o della lectio, la Parola di Dio e non permettiamo che essa fruttifichi perché, se lo facesse, ci metterebbe in discussione e ci ferirebbe.
 
Dividiamo il nostro brano in 2 parti:
 
vv.10-14: un grido di miseria, dolore e autocommiserazione da parte del profeta, (come in Ger.20,14-18), seguito da una risposta di Dio.
 
vv.15-21: una veemente protesta del profeta sull'operato di Dio a cui segue una seconda risposta di JHWH.
 
I parte - !eggo una versione diversa de! vers.10
 
"Guai, madre mia che mi hai partorito uomo di lite e di disputa per tutto il paese non ho ingannato e non mi hanno ingannato tutti mi dichiarano maledetto"
 
Il profeta sa di non essere stato ingannato da Dio quando recepiva le sue parole e non ha ingannato mentre le riferiva e quindi si dichiara innocente ma, il popolo, l'ha messo sotto processo e Dio non è intervenuto. È talmente ferito che ha il desiderio di non essere mai nato perché non riesce a sopportare il suo dolore.
 
"Madre mia" è l'ultima parola che rimane al profeta perché è l'ultima parola che rimane ad ogni uomo quando si trova nel dolore e nell'angoscia. La madre e Dio divengono la stessa persona, entrambi l'hanno partorito, una come uomo ed uno come profeta, ma ora non lo proteggono più, si sente abbandonato e non intervengono in sua difesa; è la stessa solitudine del Cristo in croce.
 
Geremia si domanda: dove ho sbagliato? Non ho abusato, non ho tratto profitti illeciti, ho pregato per me e perfino per i miei nemici. È stato un avvocato fedele nei confronti di coloro che gli sono stati avversi ed è stato fedele a Dio ma sta pagando un prezzo eccessivo e, tutto questo, perché il messaggio che ha dovuto portare era troppo duro.
 
Ancora il profeta si accorge che, se prima Dio lo aveva rivestito di ferro e bronzo per portare la Parola (cap.1), ora ne ha rivestito Babilonia e non c'è più niente da fare, inoltre, gli avversari di Geremia, vedono il pericolo nelle parole del profeta e non in colui che le ha pronunciate!
 
Così, nel giorno della prova, le due origini di Geremia si separano e quella profetica si smarrisce. Spesso capiamo i profeti solo quando ci mostrano il loro volto totalmente umano perché ci possiamo specchiare in essi eppure, anche così, ci insegnano a vivere.
 
La risposta di JHWH è categorica. Giuda, Gerusalemme e lo stesso profeta non sono degni di alcuna pietà: il fuoco dell'ira del Signore è inestinguibile. Tutto ciò che Giuda aveva di più caro verrà dato a Babilonia.
 
 
Mentre Dio continua a stringere il cappio, Geremia deve continuare a stare sulla breccia, deve combattere, e se in Ger.1 Dio aveva fortificato il suo profeta con parole incoraggianti, ora, questa prova terribile, è ancora in funzione de!!a sua fortificazione e conversione.
  
II parte vv.15-18 e 19-21
  
Il poema si apre con un "tu sai" rivolto a Dio.
 
Per fede noi sappiamo che Dio tutto conosce e tutto può ma, allora, perché non fa nulla per il giusto sofferente? Perché non ha fatto nulla per Cristo?
 
Seguire onestamente la chiamata, seguirla con passione, con gioia e letizia (v.16), ha fatto vivere, a Geremia, una vita di profonda solitudine: non si è potuto sposare, non è andato a sedersi nell'assemblea dei felici che ritornano in patria, è rimasto in disparte perché la mano di Dio pesava su di lui. E ora quella stessa mano lo punisce, perché?
 
Vers.18: "Perché il mio dolore è senza fine?" "perché la piaga è diventata incurabile?".
 
Mentre Giobbe 7,17-18 domanda a Dio .perché si occu.pi talmente tanto dell'uomo che, questo suo interessarsi, diventa una prova che non si riesce a sopportare, Geremia, coraggiosamente chiede a Dio di tornare a prendersi cura di lui: Ricordati! Visitami! Vendicami! Non impadronirti! Perché è colpa tua se mi maledicono. Ger.20,8 "Quando parlo devo gridare violenza..."; Ger.6,10 "La Parola è divenuta oggetto di scherno, non la gustano".
 
Il profeta osa chiedere a Dio di prendersi le sue responsabilità e, può parlare così, perché il loro rapporto è stabile e sincero.
 
 
Pur avendo "divorato" la Parola di salvezza, il profeta non ne ha visto la realizzazione, in lui si affaccia il sospetto che Dio inganni. La crisi in cui cade è proprio data dalla sua fede sincera che non si capacita dell'ingiustizia e, così, paragona Dio ad un'ulcera che non guarisce, ad un ruscello che si secca in tempo di siccità e porta la morte agli alberi nati lungo le sue rive. Eppure Geremia vuole rimanere fedele a Dio e, così facendo, si dimostra più fedele del dio che lo ha inviato ma, il profeta, già isolato dagli uomini, si sente ora isolato da Dio e la sua è una ferita incurabile del cuore.
 
Geremia è il portavoce di tutti gli innocenti che chiedono a Dio: perché l'acqua viene a mancare quando ce n'è più bisogno? Tu sei un Dio infido.
 
La vocazione di ogni uomo è una ferita sempre aperta; quella voce, che un giorno ci rivela ciò a cui siamo chiamati, è un bisturi che circoncide sempre più in profondità l'anima, la carne ed il cuore; quella voce che un giorno ci ha sedotto (mi hai sedotto, Signore, ed io mi sono lasciato sedurre) e ci ha riempito di felicità, ora ci lascia con una ferita sanguinante di cui non si comprende il senso.
 
È la notte della fede a cui segue un periodo più fecondo e l'uomo diventa una ferita che parla, un segno che insegna. I falsi profeti sono, allora, coloro che non accettano le ferite, che si bloccano, che passano la vita curando stessi e dimenticando di curare gli altri.
 
 
Dio combatte Geremia ma non lo lascia solitario nel suo andare anche se lo accompagna in modi diversi: (v.20) "Io ti renderò come un muro... non prevarranno perché io sarò con te per salvarti e liberarti", (V.19) "se TU ritornerai". Questa è una risposta che stupisce perché è chiesto allo stesso Geremia di convertirsi ma, solo quando lo farà, le cose cambieranno perché potrà portare una parola nuova al mondo, un cammino nuovo per e per il suo popolo.
 
Se vogliamo vedere il mondo che cambia dobbiamo iniziare a cambiare noi stessi.
 
Geremia, messo al mondo per un destino di sofferenza e conflitto, diventerà più fecondo attraverso nuove difficoltà, se avrà una fede che domanda ma che sa anche resistere grazie all' "oracolo del Signore" (v.20) che sarà con lui, che lo libererà.
 
Questa nuova chiamata di Geremia non farà che riaprire la sua ferita che, se si fosse rimarginata, non gli avrebbe permesso di donare all'uomo le parole giuste per gridare e pregare nei suoi combattimenti.
 
 
Davanti a questa nuova chiamata che cosa succederà a Geremia se dirà di sì?
 
Ogni nostro sì a Dio ci rimette in marcia ma nel buio di stagioni di precarietà e di insicurezza, di liberazione e di riscatto, di inganno e persecuzione, di ferrite sanguinanti e di oli curativi.
 
 
Non ci è lecito sapere ma è lecito supplicare, l'importante è la tenacia, è lo stare con, è avere un rapporto con Dio, talmente aperto, da poterlo anche accusare di falsità e menzogna sapendo, però, che Lui è un Dio esigente ma che non ci lascia mai.
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LECTIO DIVINA QUOTIDIANA Dal 13/12 al 09/01

 
Lun.13 Ger.7,27-28. Questo è un popolo che non ascolta.
 
 
Mar.14 Ger.7,29-31. Sono arrivati a buttare nel fuoco i loro figli come olocausto cosa che a me
                       (Dio) non è mai venuta in mente.
 
 
Mer.15 Ger.7,32-34. Abbiamo chiamato su di noi la morte, lo sposo non udrà più la voce della
                       sposa.
 
 
Gio.l6 Ger.8,1-3. Le ossa degli iniqui saranno sparse. Ven.17 Ger.8,4-5. Perché?
 

Sab.18 Ger.8,6-7. Tutto il creato riconosce Dio tranne il suo popolo.
 
 
Dom.19 Ger.8,8-9. Quale sapienza ha chi non segue il Signore?

Lun.20 Ger.8,10-12. Non si vergognano, non sanno arrossire.

Mar.21 Ger.8,13-14. La vigna del Signore sta seccando.
 

Mer.22 Ger.8,15-17. Ci aspettiamo cose buone ma ci procuriamo solo terrore.

Gio.23 Ger.8,18-19. Forse Dio ci ha abbandonato?
 

Ven.24 Ger.8,20-23. Chi piangerà ancora per il suo popolo?
 
 
Sab.25  Natale del Signore Lc.2,1-14 "Oggi è nato per noi il Salvatore".

Dom.26 Ger.9,1-2. Menzogna e delitti sono nel popolo di Dio.
 

Lun.27 Ger.9,3-5.non c'è fiducia tra chi tradisce il Signore.

Mar.28 Ger.9,6-8. Come dovrei comportarmi con il mio popolo?

Mer.29 Ger.9,9-ll. perché tutto è devastato?

 
Gio.30 Ger.9,12-15. Il Signore degli eserciti parla.

Ven.31 Ger.9,16-18. Pentiamoci.
 

Sab.01   Maria Ss. Madre di Dio Lc.2,16-21 "Dio abbia pietà di noi e ci benedica"

Dom.2 Ger.9,19-21. Accogliamo ed insegniamo il lamento per chiedere il perdono.

Lun.3 Ger.9,22-23. Chi si glori lo faccia in Dio.
 

Mar.4 Ger.9,24-25. Circoncidiamo il cuore.
 

Mer.5 Ger.10,1-4. Non imitate la condotta altrui.
 
 
  
Gio.6 Epifania del Signore Mt.2,1-12 "Siamo venuti dall'oriente per adorare il Re".

Ven.7 Ger.10,5. Gli idoli non fanno alcun bene né possono portare il male.
 

Sab.8 Ger.l 0,6-7. Signore tu sei grande.
 
 
Dom.9  Lectio Divina al Sacro Cuore. Ger.IS,l-12 "scendi alla bottega del vasaio".
 
 
 
 
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LECTIO DIVINA QUOTIDIANA Dal 29/11 al 12/12

 
 
-       Lun. 29 nov. 6,24-25 "Ci sono cadute le braccia"
 
-       Mar. 30 nov. 6,26-27 "Lamentati amaramente"
 
-       Mer 01  dic.   6,28-30 sono tutti ribelli, le scorie non si separano.
 
-       Gio  02  dic.   7,1-4 "fermati, non confidare nelle parole menzognere".
 
-       Ven. 03 dic.   7,5-7 "convertitevi, io vi aiuterò".
 
-       Sab. 04 dic.   7,8-11 "forse è una spelonca di ladri, questo tempio?"
 
-       Dom 05 dic.   7,12-15 come ho distrutto "Silo" (tempio che conteneva l'arca dell'alleanza)
       così tratterò il tempio di Gemsalemme.
 
-       Lun 6 dic.      7,16 "non ascolterò suppliche"
 
-       Mar 7 dic.     7,17-18 si offrono doni ad altri dei
 
-       Mer 8 dic.     7,19-20 "essi offendono sé stessi a loro vergogna".
 
-       Gio 9 dic.      7,21-22 "fate pure tutti i vostri sacrifici, non ve l'ho chiesto".
 
-       Ven. 10 dic.  7,23 "Ascoltate la mia voce! Ho chiesto"
 
-       Sab. 11 dic.    7,24-26 al posto di guardarmi mi hanno voltato le spalle"
 
-       Dom. 12 Dic. Lectio divina. Giornata di fraternità a Castel di Guido. Ger.15,10-21. "Quando le tue            parole mi vennero incontro".
 
 
Per la giornata di fraternità ci incontriamo a Castel di Guido alle ore 10,3O per finire intorno alle 18.00
 
Il pranzo sarà condiviso.




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Domenica 14/11/2021
 
Lectio Divina Ger.6,13-21

Possiamo dividere il cap. 6 in tre parti. Nella prima, vers.1-12, Dio, attraverso il profeta, lancia un grido di allarme per indicare che la catastrofe è alle porte come conseguenza di un popolo che non si sta convertendo; ma c'è ancora un piccolo resto, una speranza. Il profeta è ormai scoraggiato, nessuno lo ascolta.
 
La seconda parte, vers.13-21 è una accusa contro chi sta portando ilpopolo alla rovina, un popolo comunque che non ascolta ed ha dimenticato l'alleanza.
 
La terza parte, vers.22-30, mentre il popolo cerca la salvezza nella fuga, Jhwh fa vagliare i cuori che, però, risultano ribelli e perversi. Vers.13-21.
 
Non farò un commento puntuale ma faremo il punto sui veri e falsi profeti, sul culto a Jhwh e sull'idolatria che nuoce, non solo al singolo, ma a tutto il popolo, a tutto il mondo, e porta verso una politica sociale rovinosa, verso la catastrofe.
 
 
Quadro sintetico:
 
vers.13 si parla di frode.
 
vers.14 si parla di una cura inefficace.
 
vers.15 si parla della tragedia di non avere neanche più la vergogna vers.16 Dio chiede di fare memoria.
           del passato.
 
vers.17-19 si parla di sentinelle, uomini e donne che gridano per riportare l'umanità al vero culto con                  l'ammonizione "state attenti!".
 
vers.20 Dio cancella tutti i riti e i culti che, diventando idolatrici, non sono più graditi.
 
vers.21 ci sono ostacoli nella vita ma non si supereranno senza l'aiuto di Dio.
 
 
Geremia vive in un periodo storico molto difficile in cui però possiamo specchiarci.
 
 
Gerusalemme era assediata da tutte le parti, la tragedia era imminente, il popolo aveva perso la comunione con Dio faceva affidamento solo su stesso e faceva alleanze inutili per salvarsi; ma anche il mondo ora, con il covid, e assediato da ogni parte e, oltre a ciò, non è più capace di allearsi per sconfiggere il male, conta solo sulla tecnologia lasciando morire i paesi più poveri o il mondo stesso, non fa accoglienza dell'uomo e non accoglie Dio.
 
Il profeta di oggi è l'uomo  o la donna, che si batte e denuncia tutte queste cose nel quotidiano, è colui che fa la sentinella (vers.17) perché la Parola di Dio non ci giunge come un rombo dal cielo ma attraverso uomini e donne; è una Parola che ci sta di fronte, come Adam stava di fronte ad Eva, e senza le persone, le parole bibliche, rimangono morte nei sepolcri dei nostri cuori.
 
 
I profeti sono, quindi, quegli uomini e quelle donne che parlano di Dio al mondo; non sono particolarmente istruiti, teologi, biblisti o liturgisti e quindi non abitano dove vorremmo trovarli, nelle chiese e nei santuari, non sono potenti o ambiziosi e non parlano con linguaggi altisonanti, ma abitano le periferie, usano linguaggi semplici ed imperfetti e, come i pastori, vanno davanti ad una culla, osservano un bambino e vi vedono Dio; sono persone a cui viene toccata l'anima dallo Spirito mentre sono nei campi ad arare, come Eliseo, (l Re19,19) o stanno sistemando i piatti, insegnando, lavorando, amando.
 
 
Ma noi ascoltiamo le sentinelle?
 
Noi amiamo le azioni spettacolari, visionarie, miracolose, la vita vera non ci basta per credere e così facciamo lunghi pellegrinaggi per andare a trovare il santone di turno, vedere una pseudo statua che piange, ascoltare l'intellettuale che accieca con il suo sapere e così, alla fine delle nostre ricerche, troviamo i Baal ad attenderci mentre il nostro Dio in Deut. ci ripete: "Eravamo poveri nel deserto, tu ed Io, Dio, che camminavo  con te".
 
 
La vera fede è infinitamente  semplice, quotidiana, umile e laica e porta in mano la debolezza di un Dio che non vuole, e non ha bisogno, di templi monumentali,  che non cerca persone speciali per il suo regno ma solo persone che sanno dirgli "Padre mio" (Ger.3,19) e che accettano di venire (Deut.6,3); un Dio misterioso che vince sempre smentendo il successo.
 
 
Vers.20 "Perché mi offrite incenso e cannella che giungono da paesi lontani? Non mi piacciono i vostri sacrifici". Israele ha inventato una forma di religione che rispecchia i suoi veri principi, la sua opulenza e che può essere amministrata a proprio piacere, mettendo da parte l'obbedienza attraverso azioni liturgiche di autocompiacimento. Il culto vero è sempre un servizio di obbedienza e abbandono in Dio.
 
Com'è  il nostro culto? Noi offriamo a Dio "cose", cose costose, ricercate, ci sforziamo di fare delle litanie lunghissime da ricominciare  sempre d'accapo se abbiamo saltato un giorno o una sillaba; invece Gesù dice "vendi tutto e dallo hai poveri poi, vieni e seguimi" (Mc. 10,21) oppure elogia la vedova che nella sua povertà versa l'unica moneta al tempio, la offre per gli altri, come aveva fatto la vedova con Elia con il poco di farina che aveva ancora per vivere, ma confidando nelle parole del profeta.
 
 
Allora qual è il messaggio di questo profeta del fallimento?
 
Che attraverso la sconfitta, il poco, la quotidianità, germina la vittoria; saranno i dolori del parto o il chicco di frumento a dare nuovi frutti, è la morte che genera la vita. Questo è un messaggio  cristiano e possiamo vedere il nostro profeta come un precursore del messaggio della croce che ci ricorda che "credere è: quotidiano sommamente  difficile ed esaltante."
 
 
Geremia registra il suo tempo e denuncia, afferma e interroga, nota e grida, "Va'  e grida" (Ger.2, 1), "Gridate  al popolo" (Ger,3,12), "Fermatevi  ed informatevi" (Ger.6,16). Gli uomini hanno divorziato da Dio e tutto è divenuto frode e menzogna (Vers.13) e tutta la terra ascolterà, sarà testimone, di ciò che succederà di un popolo che ha abbandonato  la Torah e quindi ha rinunciato ali'Autore supremo rinunciando alla vita (Vers.IS-19).
 
 
Come risponde il popolo a queste parole di ammonimento? Come rispondiamo noi oggi al messaggio di cambiare il cuore, di affidare la nostra vita a Dio? al cap.2 Dio ci ha detto: "Bada che il tuo piede non resti scalzo e la tua gola assetata" ma il popolo risponde in modo deciso: "no, non prenderemo  la strada per trovare la pace" (Vers.l6), "no, non ascolteremo le sentinelle" (Vers.17). Quanti uomini oggi dicono "no" a Dio? Siamo padroni di noi stessi, non abbiamo bisognodi nulla, prendiamo le decisioni in nome di una nostra libertà anche a costo di mettere in pericolo gli altri, per partito preso, giusto o sbagliato che sia.
 
 
Vers.13-14. Non solo il profeta e il sacerdote praticano la menzogna ma dal piccolo al grande commettono frode. I messaggi dei profeti non sono tanto volti a mutare le istituzioni, perché sanno che queste sono realtà rigide, fredde, volte a codificare gli interessi di alcune persone, o a mantenere sotto silenzio le domande critiche; anche adesso le riforme non hanno a cuore la giustizia della nazione, ma sono come delle toppe usate in un certo frangente, per es. abbassano le tasse ma alzano i prezzi dei beni primari, e Geremia ci fa notare che i grandi ci frodano e nemmeno si vergognano, non sanno arrossire, anzi ci dicono che "tutto va bene", ma Dio ci mette in guardia "ma bene non va" (Vers.14). Sui volti dei falsi profeti di ogni tempo si stampano sempre sorrisi suadenti, facce di circostanza, volti ad accaparrarsi le pecore perdute "non si vergognano, non sanno arrossire" (Vers.15). Il vero profeta vuole mettere il seme di Dio nei cuori della gente comune perché sa che solo così può nascere un orizzonte diverso, un mondo nuovo.
 
 
"Ritornare  all'Esodo (i sentieri del passato), convertirsi" (Vers.16), ritornare al Dio vero. M.Proust "sappiamo  bene che la nostra sapienza termina là dove comincia quella dell'Autore e vorremmo che Egli ci desse delle risposte mentre, tutto quello che Egli può fare, in realtà, è di darci dei desideri e, questi desideri, non può risvegliarli in noi che facendoci contemplare  la bellezza suprema e così, per una legge singolare... quello che è il termine della Sua Sapienza, non  ci appare che come l'inizio  della nostra".
 
Siamo chiamati a ripercorrere i "sentieri  del passato" che non è un ritornare nostalgico, ma è un camminare lontano dal potere, dalla ricchezza,  dallo sfruttamento, per ritrovare la via di Dio. E'il  cammino di chi "sa di non sapere" invece troppe volte, anche e soprattutto noi operatori pastorali, diciamo di sapere già tutto e non ci confrontiamo  con la Parola di Dio.
 
Gli "antichi  sentieri" sono lisci perché livellati dal tempo, da tutta la gente hanno pietre di inciampo su cui inciampare.
 
 
Mentre i falsi profeti parlano solo di successi, i veri non hanno paura di annunciare il loro fallimento come Geremia che dice di non riuscire a far uscire argento dal crogiuolo (ultimi vers. cap. 6), perché sanno di non poter cambiare la storia, anche se non gli piace, anche se li fa soffrire. I veri profeti non manipolano la realtà e vivono nel dubbio di non aver mai fatto abbastanza, di non aver messo sufficiente forza nel declamare la Parola di Dio, si mettono per primi in discussione e non smettono mai di urlare verso Dio e verso l'uomo. E così sono molto critici soprattutto sul tempio e sui sacrifici (vers.20) perché il Dio di Abramo e di Mosè aveva donato al popolo una relazione d'amore non una logica economica infatti, i sacrifici, sono i prezzi pagati per comprare la possibilità di peccare ancora e i peccati sono le merci acquistabili sul mercato religioso. "Questa casa, sulla quale è stato invocato il mio nome, è dunque diventata una spelonca di ladri" (Ger.7,11; Mat.21,12- Mc.11,15- Lc.19,45)
 
 
Il popolo intero froda (vers.13) perché offrono sacrifici al Tempio al posto di convertirsi, come i profeti di Baal che si tagliavano dal mattino a mezzogiorno pur non ricavando nulla dal loro dio (1Re18).
 
 
Anche il cristiano, troppe volte, fa il profeta di Baal.
 
Senza i profeti tutte le religioni si trasformano in commerci con voti, preghiere e penitenze volte a coprire la cattiveria e non ad estirparla dal cuore; lo si è sempre fatto e, purtroppo, lo si continuerà a fare.
 
 
I profeti, esperti di Dio e dell'uomo ci dicono una grande verità: l'idolatria, che è la vera "pietra di inciampo", si nasconde dentro i templi e le chiese e noi continuamente offriamo sacrifici a JHWH riducendolo ad un Baal e ci facciamo immagini tutte nostre di Dio andando contro il comandamento: "non ti farai immagine..." (Es.20,4).
 
 
Se ascolteremo i profeti essi ci aiuteranno a liberarci dalle nostre pietre che ci schiacciano, dalla Croce che ci portiamo appresso ma senza che sopra ci sia inchiodato il Dio morto per noi, per poter camminare poveri e liberi verso il Dio della vita.



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LECTIO DIVINA QUOTIDIANA Dal 15/11 al 28/11
 
  
Lun. 15  Ger.5,23-25 "Si voltano in dietro" (per gli Ebrei dietro c'è il futuro e quindi vuoi dire che non ricordano ciò che ha fatto Dio nel passato)
 
 
Mar. 16  Ger.5,26-28 L'inganno fa diventare ricchi e potenti Mer. 17  Ger.5,29-31 "Ma il mio popolo è contento di questo" Gio. 18  Ger.6,1-3 "Ognuno pascola una parte"
 
Ven. 19  Ger.6,4-7 Nella città della menzogna tutto è oppressione
 
 
Sab. 20  Ger.6,8-9 Cerchiamo almeno di essere un resto di Israele"
 
 
Dom. 21  Ger.6,10 A chi parlerò? Chi presta attenzione e gusta la Parola? Lun. 22  Ger.6,11-12 Il Signore stende la mano sugli empi
 
Mar. 23  Ger.6,13-14 "Dicono bene, bene ma bene non va" Mer. 24  Ger.6,15 "Non sanno neppure arrossire!"
 
Gio. 25  Ger.6,16-17 "Popolo, ricorda Jhwh"
 
 
Ven. 26  Ger.6,18-20 Ascoltate popoli, assemblee della terra! Sab. 27  Ger.21-23 "Porrò per questo popolo pietre d'inciampo"
 
Dom. 28 Lecio divina al Sacro Cuore. Ger.13,1-14 "Va' a comprarti una cintura di lino".
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 LECTIO DIVINA QUOTIDIANA
 Dal 25 ottobre al 14 novembre
 
 
25 L. Ger.3,22-23 Ritornate, "io risanerò"
 
26M. Ger.3,24-25 La vergogna e l'infamia ci divorano perchè  non abbiamo ascoltato il nostro            Dio.
 
27M. Ger. 4,1-4 Circoncidete il vostro cuore
 
28 G. Ger. 4,5-8 Alzate un segnale, il distruttore delle nazioni si è mosso
29 V. Ger. 4,9-12 Signore ci hai ingannato?

30 S. Ger. 4,13-17 Fino a quando abiteranno in me i pensieri di iniquità?
 
31 D. Ger. 4,18-21 Ho udito il suono del como. ..fmo a quando?
01 L. Nov. Ger. 4,22 Siamo esperti nel fare il male e non a compiere il bene
02  M. Ger. 4,23-26 Guardai e vidi l'ira del Signore

03  M. Ger. 4,27-29 La devastazione e l'oscurità hanno un termine

04  G. Ger. 4,30-31 E tu cosa farai?

05  V. Ger. 5,1-3 Cercate un uomo solo che pratichi il diritto e la fedeltà e Dio perdonerà la            terra.

06  S. Ger. 5,4-6 Io pensavo che gli altri fossero infedeli ma tutti spezziamo i legami con Dio.
07  D. Ger. 5,7-9 "Io ho saziato gli uomini e loro mi hanno tradito"
 
08  L. Ger. 5,10-11 Il Signore non chiede di sterminare ma di strappare da noi i tralci indegni
 
09 M. Ger. 5,12 Non illudetevi!
 
10 M. Ger. 5,13-14 Le parole di Dio sono un fuoco che tutto consuma

11 G. Ger. 5,15-18 Dove riponiamo la nostra fiducia?

12 V. Ger. 5,19 Chi serve idoli diventa schiavo

13 S. Ger. 5,20-22 I vostri occhi sono ciechi e le orecchie sorde

14 D. Lectio divina al Sacro Cuore. Ger. 6,13-21 Informatevi  circa i pensieri del passato così            troverete pace.


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DOMENICA 10/10/2021
 
 
LECTIO DIVINA
 
GER. 2,2-3, 11-19
 
 
Geremia ama la sua terra, la natura e la sua nazione con passione ma deve profetizzare che essa diventerà una landa desolata. Cerca di alzare muri di autodifesa in questo incontro di due voci, una che chiama per nome ed una che risponde a colui che la chiama. Ma la Parola di Dio è più forte e si vede costretto ad annunciare una verità che spera non si realizzi.
 
C'è un travaglio interiore fin dalle prime battute del libro, il dramma di una persona che è costretta a vedere la distruzione di tutto ciò che ama e non riesce a fare nulla per evitarla.
 
È il dramma di ogni persona costretta a scegliere tra un desiderio umano irenico e la grazia divina che spesso si manifesta con una durezza difficile da accogliere. Se il profeta perde il rapporto con la voce, si smarrisce e così ognuno di noi.
 
Geremia è fratello di quegli uomini tormentati tra il bisogno di una fedeltà assoluta a Dio e la voglia di libertà umana.
 
Nel testo odierno il tema dominante è l'infedeltà di Israele all'alleanza; alcuni verbi ci condurranno nel nostro percorso.
 
 
Vers.1-3, il verbo che ci conduce è "gridare"
 
"Và e grida". A chi è permesso gridare? Alla Sapienza: Pr.1,20-23 "la Sapienza grida per le strade...essa chiama...ecco, io effonderò il mio spirito su di voi...". La Sapienza di Dio ha sempre un messaggio che deve essere gridato con forza e vigore. (Is.40,3) e (Mt.3,3): "Una voce grida: nel deserto preparate la via al Signore…”.
 
In questi versetti troviamo due immagini: (vers.2) la pennellata è quella di un matrimonio; la relazione tra Giuda e JHWH è come un matrimonio, viene ricordata e celebrata la luna di miele nel deserto; Deut.8,2-4 "Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi 40 anni nel deserto...il tuo vestito non ti si è logorato addosso...". Il linguaggio è quello sponsale: amore, affetto, seguire, chi crea questi legami non è libero di violarli o mutarli.
 
La seconda immagine è completamente diversa. Ci troviamo nel momento in cui si offrono le primizie per ringraziare il Signore dei doni ricevuti ma, in questo caso, è Israele stesso la primizia del Signore perché è consacrato a Dio e quindi non ha altri impegni se non con Dio, non ha altro scopo che essere a Lui unito.
 
 
A causa di questo amore quanti avessero voluto appropriarsi- mangiare - Israele, avrebbero pagato a caro prezzo questo loro ardire.
 
In due versetti Geremia ci racconta quello che è stato e quello che avrebbe dovuto essere se il popolo non si fosse ribellato.
 
Vers.4-11 Entriamo in un processo vero e proprio intentato da Dio al suo popolo.
 
 
Nei vers.4-6 si impone il verbo "ascoltare"
 
Cosa vuoi dire ascoltare? Il profeta è uno che prima ascolta attentamente e poi parla, così facendo, i semi dell'ascolto, arrivano fino al suo cuore che produrrà ora il30, il 50, 100%; diverso è il risultato di chi vuoi parlare senza prima aver ascoltato e fatto maturare la parola, il suo sarà solo un bla bla, un suono senza eco.
 
Tutti siamo chiamati ad "udire la Parola del Signore". Ad un messaggio si può dare ascolto o no ma non si può rimanere neutrali (si può essere pro o no vax ma non si può dire "fa lo stesso" o "non avevo sentito"). Se si accetta l'invito di Dio c'è la conversione, in caso contrario la perversione. Ricordiamo Ap.2-3: a tutte e 7 le chiese viene rivolto l'invito ad "ascoltare" per tutte c'è un premio o una condanna.
 
 
Vers.5 "Quale ingiustizia trovarono in me i vostri padri?" cioè, il grido di Dio è "quale male vi ho fatto per avere divorziato da me? È da qui che inizia lo "sradicare e demolire" della profezia di Ger. 1.
 
Israele ha seguito altri dei che sono un "hèvel" cioè un niente, una vanità e, a sua volta, è diventato un niente. Ciò che seguiamo ci determina, seguiamo una illusione e diventiamo una illusione.
 
Come fare per non allontanarsi da Dio? (Eb.2,1) "...bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno a quelle cose che abbiamo udito per non andare fuori strada".
 
Oggi come allora JHWH non è più sulle nostre bocche, non ci domandiamo "dov'è il Signore" (vers.6); c'è un tradimento della memoria che è il più subdolo dei tradimenti perché fa dimenticare tutte le cose belle della vita. Israele non ricorda più la sua storia e tutte le benedizioni di Dio; (Is.41,19) "pianterò cedri nel deserto, acacie, mirti e ulivi; porrò nella steppa cipressi, olmi insieme ad abeti...questo ha fatto la mano del Signore", questo noi non ricordiamo.
 
 
Chi non ha memoria dimentica il suo proprio stile di vita e di alleanza col mondo che lo circonda, cancella gli altri e cancella sé stesso.
 
 
Vers.7-12, i verbi conduttori sono "contendere" e "considerare".
 
Genesi: il primo dono del Signore è la terra, l'Eden, se manca la memoria non si apre la bocca per ricordare JHWH e si perde la terra.
 
Vers.7 Dio ci ha donato un "Carme!" cioè un giardino ricco di frutti; (Is.32,15-20) "Uno spirito dall'alto farà diventare il deserto un giardino che porterà frutti..il popolo abiterà una dimora di pace...beati voi...", "confortate le mani fiacche e le ginocchia traballanti". Quante volte ci mancano le forze per andare avanti e non vediamo il "carmel"  intorno a noi, non ascoltiamo la voce del Signore e non ne ricordiamo le promesse. Si deve rimanere attoniti davanti alla grandezza e misericordia di Dio che, nonostante i nostri tradimenti, continua ad avere meravigliosi  progetti su di noi.
 
Dio avverte sulle conseguenze del suo abbandono, "Non mi seguite?" le cose non vi andranno bene! [Ma le conseguenze avranno comunque un termine perché "eterna è la sua misericordia" (Sal.136).]
 
Vers.8 Dove la fede viene distorta anche la vita pubblica è distorta perché, conoscere JHWH, significa abbracciare la giustizia.
 
Tutti tralasciano Dio: i capi, i sacerdoti, i profeti. I politici dimenticano di essere al servizio del popolo, i sacerdoti non sono più delle guide e i profeti dicono ciò che fa loro comodo e, quando questo succede, quando chi deve denunciare e smascherare non lo fa, il potere diventa perfetto, i govemi si trasformano in imperi e i popoli in schiavi. Tra tutti gli empi, i peggiori, sono coloro che diventano falsi profeti. (Ger.5,31) "I profeti predicono in nome della menzogna e i sacerdoti govemano al loro cenno; eppure il mio popolo è contento di questo. Che farete quando verrà la fine?". Dov'è il buon pastore del salmo 23 o di Gv.10,14?
 
Tutti pascono sé stessi e la comunità perde ogni punto di riferimento perché coloro chiamati ad insegnare la legge non conoscono Colui che l'ha rivelata.
 
Nella nostra epoca chi conosce ancora Dio?
 
Vers.9 Ecco allora la "contesa" tra Dio e il suo popolo che, vuole fare di Dio, un idolo facile da manipolare attraverso formalismi, apparenze, doni, false preghiere. Non solo Israele ma tutti, in ogni epoca, preferiamo  un Dio di metallo pregiato,  una bella catenina al collo ma che non parla, che è un amuleto portafortuna, piuttosto  di un Dio che parla, che vuol dirci la sua, che ci disturba nei nostri placidi sogni.
 
Siamo chiamati, a "considerare" a renderci conto di come siamo realmente.  Siamo falsi profeti perché facciamo prevalere  i desideri umani, la nostra volontà, su Dio. (Abacuc2,18) "A che giova un idolo perché l'artista si dia pena di scolpirlo? O una statua fusa o un oracolo falso, perché l'artista confidi in essi, scolpendo idoli muti?". Siamo  veri profeti se sappiamo  stare di vedetta, al nostro posto, per ascoltare e seguire la voce di JHWH, dovunque  ci porti. (Abacuc 2,1) "Mi metterò di sentinella, in piedi sulla fortezza, a spiare, per vedere cosa mi dirà..."
 
Dio non desidera fruire una relazione, vuole recuperarla anche attraverso le traversie che ci siamo costruite da noi stessi.
 
 
Ecco allora il verbo "considerare" che vuoi dire "ragionare".
 
Vers.10-11 I popoli del!'occidente, Cipro, e del!'oriente, Chedar, adorano Dei inaffidabili, che non danno alcun vantaggio, eppure non li cambiano ma, Israele, non capisce più cosa è vero e cosa è falso e corre dietro a tutti.
 
È l 'indifferentismo odierno, il "tutto va bene", "sei contento così? Buon per te ... " cioè è credere in Dio e fare ciò che si vuole.
 
(Rm.1,18-25) "Ogni iniquità...soffoca la verità...infatti le perfezioni di Dio sono visibili ...essi (gli empi) sono dunque inescusabili perché pur conoscendo Dio...hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa...Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine  di uccelli...Perciò Dio li ha abbandonati...".
 
E' questo nostro voler essere "felici" a tutti i costi, di una felicità mondana, che porta alla rovina; il nostro è un Dio esigente che pretende l'abbandono totale in Lui. Non possiamo avere Dio alle nostre condizioni, l'alleanza ha creato legami di amore durevoli ma, proprio questi legami, sono i più esigenti.
 
 
Ed ecco ancora un richiamo alla creazione, vers.12.  Come Mosè in Deut.32,1-4 dice: "Ascoltate o cieli: io voglio parlare: oda la terra le parole della mia bocca!..." (o il sal.96, Il), i cieli diventano dei testimoni di Dio, esterrefatti di fronte all'empietà degli uomini.
 
 
Il verbo che apre e chiude i vers.13-19 è "abbandonare".
 
Tutto ciò che accadrà sarà dovuto al volontario abbandono di Dio da parte del suo popolo che così sarà nella confusione e nel dubbio.
 
Siamo sempre consapevoli della sovranità di Dio o ci appoggiamo al nostro discernimento?
 
L'accusa è: hai abbandonato la fonte di acqua viva per costruire cisterne per l'acqua piovana, un'acqua torbida, cisterne che non dureranno per sempre, che perderanno l'acqua e rimmranno vuote, cisterne imperfette (vers.13). A cosa si riferisce il profeta? Era consuetudine che i pellegrini che si recavano in Israele, prima di entrare dalle porte della città, scavassero dei pozzi che avrebbero raccolto l'acqua piovana e aiutato la città nei periodi di siccità. Per quanto questo gesto fosse bello e utile, oltre che faticoso, Dio ammonisce il popolo che non bastano i gesti, ci vuole anche l'ascolto (Marta e Maria Lc.10,38-42).
 
A Israele viene donata un'acqua viva da un Dio che si fa marito e padre (la Samaritana, Gv.4,10-14) ma Israele ha abbandonato questo amante sincero e fedele per una vita di volubilità. Questo è tanto rovinoso quanto stupido.
 
Chi godrà dell'acqua della vita? (Ap.21,6) "Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita" quindi bisogna sentire la sete della Parola del Signore!
 
Al vers.14 c'è una domanda retorica: come mai Israele che non è servo né schiavo, che non è una vittima delle nazioni, che è un erede molto amato, verrà depredato? Si ribadisce il concetto che verrà svolto in tutto il libro: Israele ha seguito leggi inique. L'allontanamento da Dio porta alla schiavitù. Pensiamo alle nostre schiavitù: il successo, la ricchezza, il potere, il lavoro oltre il necessario, la falsa libertà ... Per inseguire questo, pur dicendo di credere in Dio ed andando anche a messa, siamo capaci di schiacciare tutto ciò che si frappone tra noi ed i nostri idoli cercando di piegare Dio al nostro volere.
 
 
Geremia ci offre ancora altre immagini per dirci il pensiero di Dio. Siamo al vers.15, i leoni di cui parla sono il simbolo dei popoli stranieri che carpiscono la terra ma, ancor più, l'anima del popolo. (1Pt5,8-9) "Vigilate, il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli  saldi nella fede...".
 
Il peccato distrugge tutto anche noi stessi, può apparire bello, suadente, durevole e innocuo ma i suoi effetti sono devastanti. Resistergli equivale a vederlo fuggire, come testimonia Gesù nel deserto (Mt.4,1-11) o (Gc.4,7) "sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi".
 
Vers.16. Menfi e Tafni sono le due località egiziane che distruggeranno Israele e che, a loro tempo, verranno distrutte (Ger.46,14) perché Dio pone sempre un limite al male.
 
Il Signore è padrone dello spazio e del tempo, colui che guida la storia.
 
(Gb.34,24) "Egli fiacca i potenti e mette altri alloro posto". Nessun uomo, nessun partito, nessuna nazione, per quanto ricca e potente, può fare nulla contro la volontà di Dio. In questo momento ad Israele, che vuole fare alleanze con popoli barbari, è necessario togliere ogni forza, verrà rasata la testa come a Sansone quando si fida di Dalila, una Filistea.
 
Vers.17 Tutto questo capita perché Israele lascia andare Dio al posto di combattere per Lui. (Deut.10,12-15) "Ora Israele che cosa ti chiede il Signore Dio tuo, se non che tu lo tema, che cammini nelle sue vie, lo ami e lo servi con tutto il cuore e con tutta l'anima e che osservi i suoi comandi per il tuo bene?...".
 
Vers.18 (Col.2,6) "Camminate, dunque, nel Signore Gesù Cristo".
 
Il popolo di Israele ha paura di ciò che sta per succedere ma, al posto che rivolgersi a JHWH, continua a cercare alleanze umane con l'Egitto e l'Assiria.
 
(Ger.17,5) "maledetto l'uomo che confida nell'uomo".
 
Non è certamente la prima volta che il popolo di Israele vuole tornare sui suoi passi nonostante tutte le promesse e i prodigi, basti pensare ai 40 armi che ci mettono per arrivare nella terra promessa!
 
E' molto più facile ripercorrere una strada che ormai si conosce, piuttosto che seguire una Parola, non sempre molto chiara, mettendoci nelle mani di Dio, affidandoci solo a Lui.
 
(Is.30,1-5)  "Guai a voi figli ribelli che fate progetti da me non suggeriti, vi legate con alleanze che io non ho ispirato...". Quante volte chiediamo aiuto a qualcuno che magari non conosce il Signore, e non Dio? Non dovremmo invece testimoniare, con la nostra fiducia, il Cristo, il suo amore, il suo aiuto e la sua salvezza?
 
Vers.l9. qui viene sottolineato che, ciò che noi consideriamo punizione, è solamente la conseguenza delle nostre scelte puramente umane. Quanto spesso cadiamo in questo errore accusando Dio per tutte le difficoltà che ci troviamo ad affrontare! (1Cor.13) "Iddio è paziente... benigno...lento all’ira..." ma è sensibile al peccato e l'empio è colui che opera senza badare al Signore: "Dio ha altro a cui pensare". Nel nostro tempo quanti la pensano così? Basterebbe che i cristiani avessero un po' di lievito per far fermentare tutto il mondo. (1 Cor.5-7) "Togliete  via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi" dove per azzimi si intende che, grazie a Cristo, possiamo non essere fermentati dal marciume del mondo.
 
 
Geremia oggi conclude dicendoci "le tue ribellioni ti puniscono" perché si accorge che non c'è pentimento in Israele, non c'è timor di Dio, nessuno "riconosce", nessuno si domanda: "cosa ho fatto?".
 
 
Il falso profetismo si ritrova anche adesso in tutti coloro che si fanno seguire per le loro ideologie; lo troviamo anche nelle esperienze comunitarie quando ci si raduna intorno ad un carisma collettivo che, in momenti di crisi, profetizza altri pensieri pur di riempire il tempio, la chiesa. È quasi una tappa inevitabile quando il percorso risulta difficile, scomodo, e si scende a compromessi, così Dio diventa un bene di consumo che viene adattato a ciò che vuole il gruppo o che va a coincidere col nostro ideale.
 
I nomi con cui si designano gli idoli sono forti e significativi: "nulla, fumo, vento, soffio ... " molta parte del cammino spirituale di una vita intera consiste nel liberarsi dagli idoli, da un "nulla" che sembra vero per approdare al nostro deserto, alla luna di miele, ad un "nulla" liberatorio, che è quello del Qoelet, quel "nulla" che ci porta al nostro amato che ci riempie di sé (vers.2).
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LECTIO DIVINA QUOTIDIANA
 
Dall’11 al 24 Ottobre 2021
 
Lun. 11 Ger. 2,28-29 Cosa può salvarci nel tempo delle difficoltà?
Mar.  12 Ger. 2,30-32 Perchè diciamo: "ora la vita è diversà, noi siamo moderni…”
Mer.  13  Ger. 2,33-35 Posso, di fronte a Dio, dire: ''non ho peccato?".
Gio. 14  Ger. 2,36-37 Cerchiamo vie diverse per affrontare gli ostacoli ma non la via di Dio.
 
Ven.  15  Ger. 3,1-2 Allontanarsi da Dio contamina tutto il creato.
 
Sab.  16  Ger.  3,3-5 Diamo per scontato Dio senza averne il giusto timore.
 
Dom. 17  Ger. 3,6-9 Il credente ha una responsabilità verso il creato.
 
Lun.  18  Ger. 3,10-12 Nonostante tutti i nostri peccati il nostro è in Dio pietoso.
Mar.  19  Ger. 3,13 riconosciamo le nostre colpe.
Mer.  20  Ger. 3,14-16 C'è un tempo per ascoltare una voce che ci chiama.
Gio. 21  Ger. 3,17 C'è un tempo per ritornare e radunarsi
Ven. 22  Ger. 3,18 C'è un giorno per andare verso gli altri
Sab. 23  Ger. 3,19-21 Mi chiamerete...
Dom.24  Lectio Divina al Sacro Cuore. Ger.3,14-25. Invito ad invocare Dio come Padre.
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Lectio divina – Quotidiana - dal 29/9 al 10/10/2021


 
 
Lun.    27/09    Ger.1,1-3   Non siamo figli di nessuno, siamo desiderati
Mar.   28/09    Ger.l ,4-6   Cosa ha stabilito per me il Signore?
Merc.  29/09    Ger.l,7-1O Non temere, Dio ti accompagna sempre
 
Gio.    30/09    Ger.1,11-13 Dobbiamo imparare a leggere (vedere) la via del Signore
 
Ven.   01/10    Ger.1,14-19 Non illudiamoci di non avere idoli, noi ci prostriamo davanti al
                 lavoro delle nostre stesse mani
 
Sab.   02/10   Ger.2,1-3 Il Signore si ricorda di ognuno di noi e ognuno è un privilegiato
 
Dom.  03/10    Ger.2,4-7 Dov'è il Signore? egli ci ha donato tutto ma noi pensiamo che tutto
                 sia solo nostro
 
Lun.   04/10    Ger. 2,8-11 Interroghiamoci su chi è il vero Dio per noi
 
Mar.  05/10   Ger.2,12-16 Due sono le nostre iniquità: aver messo da parte la libertà di Dio
                per renderei schiavi dei nostri stessi desideri.
 
Merc. 06/10   Ger.2,17-19a Corriamo verso il disastro che noi stessi abbiamo creato
 
Gio.   07/10   Ger.2,19b-20 Il disastro viene dall'avere allontanato Dio dal mondo
 
Ven.  08/10    Ger.2,21-24 In tutti c'è iniquità, dobbiamo vederla e non trattarla con
                leggerezza
 
Sab.  09/10    Ger.2,25-27 Quante volte abbiamo respinto Dio
 
Dom.  10/10   lectio al Sacro Cuore Ger,2,2-3.l lb-19 Il mio popolo mi ha abbandonato
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INTRODUZIONE
 
Profeta Geremia

 
 
 
Geremia nasce intorno al 650 a.C. vicino a Gerusalemme, in un ambiente rurale ma in una famiglia di Leviti; il padre, sacerdote, ogni tanto doveva recarsi a Gerusalemme per il servizio al Tempio ma, Geremia, non è mai diventato sacerdote. Durante la sua vita ha visto la distruzione del Tempio, la caduta di Gerusalemme e la deportazione.
 
Morto al 586 a.C. in Egitto, il luogo che per tutta la vita aveva cercato di evitare per sé e per la sua gente.
 
"Il suo libro non ci parla della sua morte, scompare come Mosè o Isaia che non muoiono da eroi perché non lo sono, hanno ricevuto una vocazione, un compito, una missione, e l'hanno soltanto svolta, fino alla fine. Vivendola ci hanno insegnato cosa vuoi dire - vocazione - una parola cancellata dalla nostra generazione". (L. Bruni)
 
Qualche teologo afferma che il profeta Geremia sia il più grande dell'A.T. quello che è certo è che ha una sua originalità particolare dovuta sia al momento storico in cui ha vissuto che alla sua innovativa teologia di cui, lui stesso, non ha capito la portata.
 
Questo Geremia "sedotto dal suo Dio", deve sedurre anche noi come sedusse Baruk (cap. 32) che ne divenne scrivano, seguace ed amico ma, non ci sedurrà, non ci cambierà, se lo leggeremo al sicuro nascosti dietro le nostre certezze e non guarderemo tra le rovine delle nostre religioni attuali, del nostro popolo o dei nostri sogni più grandi.
 
Non vedremo Geremia far miracoli ma piccoli gesti dal significato oscuro ai più, ma lo sentiremo condannare l'idolatria scoprendo che noi non ne siamo immuni, quindi Io seguiremo in Egitto e finiremo, come lui, in mezzo ai nostri idoli dorati e luccicanti per ritrovare la nuda, invisibile, diversa, parola di Dio.
 
Leggendo il Profeta, quindi, non bisogna mai dimenticare di confrontare il suo tempo col nostro, le sue forti convinzioni con le nostre, il suo comportamento con il nostro.
 
Geremia, oltre che un teologo d'avanguardia, è anche un grande personaggio politico, un personaggio pubblico di Gerusalemme che ha intuito che, l'opposizione ai regni del nord (Babilonia) sarebbe risultata disastrosa per il suo popolo, meglio la cooperazione, e per questo ebbe un'accusa di tradimento che gli portò tanti nemici e mise in pericolo la sua stessa vita.
 
Vediamo ora alcuni aspetti caratteristici della vita di Geremia.
 
 
Vita politica
 
 
Gli ultimi re prima della distruzione di Gerusalemme si sono rivelati incapaci di fronte ad una politica saggia e lungimirante con i re del nord, Medio Oriente, e le mire di grandezza di qualche generale fanno sì che Israele sogni di diventare una superpotenza al pari di Babilonia ed Egitto.
 
A nulla servono tutti gli avvertimenti di Geremia che prevedono un disastro politico, su di lui prevalgono i falsi profeti che prevedono solo ciò che il potente di turno vuole ascoltare.
 
E' significativo il fatto che Nabucodonosor, re di Babilonia al tempo della distruzione di Gerusalemme, abbia offerto a Geremia di essere "ospite a Babilonia" e non ostaggio ma lui, rifiutando, resterà a Gerusalemme per essere deportato in Egitto con il resto del suo popolo. C’era più considerazione, per lui, in Babilonia che ad Israele.
 
 
Teologia
 
 
Quando Geremia comincia a predicare c'è un discreto benessere in Israele. Il profeta riprende i temi dei suoi predecessori, Osea e Isaia, per riportare il popolo ad una fede forte: se questo popolo non manifesta l'Alleanza con Dio nella società e nelle istituzioni sociali, quell'Alleanza che lo qualifica, allora non è più il popolo di Dio.
 
Ecco che si pone così uno dei grandi drammi di Geremia: se l'Alleanza non si vede nella vita quotidiana, il popolo ha perso la sua identità, forse l'Alleanza dovrebbe essere ripensata. È così che Geremia parlerà di una "Nuova Alleanza" come se i termini dell'antica non andassero più bene. Una nuova dottrina che sarà ripresa brevissimamente solo dal profeta Ezechiele.
 
(Cap.31) Geremia si rende conto che l'intero sistema non regge. C'era tutto, la religione che si sposava con la politica e con il sociale, tutto era previsto in maniera che l'uomo potesse essere un uomo dell'Alleanza, un uomo nuovo, ma questo popolo non porta frutti.
 
Geremia sogna una nuova alleanza ma non tenta nemmeno di concretizzare tutto questo perché non ha le parole, non ha i mezzi per ipotizzare un Dio fra gli uomini e la pensa in termini di Legge: "Ecco verranno i giorni, dice il Signore, nei quali con la casa di Israele io concluderò una Nuova Alleanza. Non come l'Alleanza che ho concluso con i loro padri". Come fa Geremia a qualificare una Alleanza che c'è già? Egli pensa ad un intervento di Dio che pone l'Alleanza direttamente nel cuore del popolo anzi nel cuore di ogni uomo, prefigura la Spirito Santo senza avere i termini per definirlo. "Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo" (31,31).
 
 
Riforma
 
 
Geremia è il padre della riforma deuteronomica.
 
Quando il nostro profeta inizia a predicare c'erano già sia la tradizione Jahvista al nord, che quella Elohista al sud, una che parlava di un Dio molto umano e l'altra di un Dio molto trascendente, ma fuse insieme.
 
Con Geremia ed altri pensatori inizia, a Gerusalemme, questa nuova corrente che ripensa a tutta la storia passata sotto il segno della fedeltà o della infedeltà: poiché Israele ha ceduto agli idoli ora ne paga le conseguenze. Facciamo un esempio dei nostri tempi: la chiesa ha conquistato, spesso in modo brutale, i paesi dell'America, Giovanni Paolo II in uno dei suoi viaggi in Perù si è trovato di fronte un movimento indigeno molto forte che gli ha restituito la Bibbia perché se, questo era il cristianesimo, loro non lo volevano; I cristiani non si erano presentati da fratelli ma da conquistatori, dov'era il segno dell'Alleanza con Cristo? Stessa cosa disse Gandhi: cristianesimo sì, ma cristiani, no.
 
Un altro esempio ci viene dalla storia di oggi:la chiesa ha attuato da molti secoli un processo di clericalizzazione e di sacralizzazione del presbitero facendo perdere progressivamente autorità alla comunità dei fedeli relegata al ruolo di silenzio ed obbedienza. Questo ha aiutato a lasciare, da parte dei laici, ogni responsabilità nella chiesa e, pian piano, un sempre minor afflusso alle chiese e, quindi, una mancanza di vocazioni.
 
La riforma di Geremia rilegge la storia e cerca di ritrovarne il perno (Cap.26 Deuteronomio) e di capire come mai sembra sempre soccombere il giusto (il re Giosia per Geremia) e trionfare l'empio (falsi profeti, re iniqui...); questo problema sarà ripreso dal libro di Giobbe parecchi secoli più tardi.
 
 
Umanità
 
 
Dalle parole di Baruc, profeta e scrivano, nasce la figura di Geremia come uomo sensibile, timido, portato per l'interiorità ma costretto ad avere un ruolo pubblico; prevede la catastrofe di Israele, cerca di arginarla e ci rimette sulla sua pelle.
 
È un uomo solo, il Signore gli ha detto di non sposarsi e, nella solitudine, medita sulla giustizia di Dio, sulla decadenza del popolo e delle istituzioni e sul suo essere un uomo positivo ma considerato negativo da tutti. E' l'unico profeta che parlerà di sé stesso, infatti si parla delle "confessioni" di Geremia
 
Questa chiamata alla solitudine che è uno dei suoi drammi: "Mi fu rivolta questa parola dal Signore: non prendere moglie, non avere figli né figlie...perché periranno di spada...Io ho ritirato la pace da questo popolo" (16,1-5) questa chiamata fa sì che Geremia si interroghi: che popolo siamo se Dio ha ritirato la pace dal suo popolo?
 
Poi c'è il dramma della sua chiamata alla vocazione: "Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare perché sono giovane..." (1,4-15). Timido, schivo capisce di essere stato prescelto "fin dal seno materno", capisce che le cose sono più forti di lui, è
 
Dio che guida la storia degli uomini non ci si può sottrarre.
 
Altro dramma di Geremia è il suo popolo che sarà perdente, umiliato, deportato e, per la mentalità del tempo, era lo stesso Dio ad essere un perdente.
 
Il profeta si schiera con Israele con una solidarietà vera e profonda:c'è una carestia e Geremia ("confessa") "cercai di rasserenarmi, superando il mio dolore, ma il mio cuore vien meno...perché non si cicatrizza la ferita della figlia del mio popolo...?" (8,18-23). "Forse, Signore, non ti ho servito del mio meglio, non mi sono rivolto a te con preghiere per il mio nemico, nel tempo della sventura e nel tempo dell'angoscia?" (15,11). Geremia porta su di sé la solitudine di Dio e l'angoscia del popolo, come Mosè è un grande intercessore.
 
Geremia avrà anche una crisi vocazionale: "mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre" hai fatto forza su di me e hai prevalso...devo proclamare violenza! Oppressione!... non penserò più a Lui, non parlerò più in suo nome!... ma nel mio cuore c'era un fuoco ardente... mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo", di fronte a Dio, Geremia depone le armi.
 
Qual è, allora, la forza di Geremia? È nel "lamentarsi" con Dio chiedendo vendetta e clemenza: "Tu sei diventato per me un torrente infido dalle acque incostanti" e, nel suo discernimento, Dio gli risponde, per la seconda volta, "tu sarai la mia bocca...ti riscatterò dalle mani dei violenti".
 
Porta su di sé tutta l'impotenza di Dio a convincere ilsuo popolo e tutto questo farà di Geremia un uomo profondamente sofferente.
 
Possiamo chiederci: ma a cosa è servito Geremia se è stato sempre sconfessato dal suo popolo? A ricordarci che Dio è sempre disposto a ricominciare da capo, a tirare fuori il positivo dal negativo; Dio vede la bellezza del mandorlo in fiore come le crepe delle cisterne ed ha sempre fiducia nei vasi che sta forgiando.
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