L'anno pastorale
La Parrocchia
PROGETTO PASTORALE 2017-2024
"Un tempo in continua evoluzione tra, cambiamenti, quarantene, liturgia, spiritualità, sogni e…"
Dal Marzo 2017 il servizio pastorale della comunità del Sacro Cuore è stato affidato ad altro parroco. Negli otto che sono trascorsi da allora, la parrocchia ha attraversato diverse stagioni sociali, nostre e di tutti:
- C’è stato anzitutto il tempo del passaggio, dal carisma liturgico di don Giuseppe a quello più legato alla Parola di don Gianni.
- Il cammino parrocchiale è entrato poi nel tunnel Covid, della quarantena, dei vaccini e della ripresa fatta di resilienza.
- Sono scoppiate le guerre, in Europa, nella terra di Gesù e in altri parti del mondo. Soprattutto quelle nostre di una aggressività reattiva e di un individualismo che ci fa nemici tra di noi.
- Il mondo sta cambiando e non solo nel tempo, la Chiesa è messa alla prova e si interroga ed è in sinodo di ascolto.
- La forma dell’idea-azione, fondamentale per la pastorale, l’azione della comunità in un anno, è stata ripresa nel tempo seguendo le diverse stagioni culturali.
- Questa forma passa attraverso il lancio pastorale del tema all’inizio delle attività dopo la pausa estiva, si approfondisce nei contributi della “Voce” nelle sue 2-3 uscite nei tempi forti. Trova ispirazione nel libro della Lectio che viene seguito in quell’anno ed è ripreso nei riti delle celebrazioni di fine anno (Comunioni).
A) Nell’arco del tempo, nella stagione del “passaggio”, l’esigenza della continuità è stata espressa dai pensieri: “Camminiamo insieme nella fede e nel discernimento” e da “Una via di comunione, per una chiamata alla sapienza”.L’esigenza di una novità nell’andare avanti è stata manifestata dall’idea che “cambiare è uscire dall’egoismo e dalla materia per una conversione missionaria”.B) Nella stagione dell’isolamento il clima è stato rappresentato da queste parole: “Pregare è entrare alla presenza e parlare con Dio, ossia, togliere il velo”, e nella ripresa: “Fare nuove le cose, per essere ancora credenti”.C) La stagione del Sinodo ha raccolto il fondamentale della fede ebraica: “Shemà Israel, Ascolta Israele”. E’ stato un esempio di attenzione e discernimento.D) Tutto l’ultimo anno, considerata la povertà di speranza della nostra generazione, è stato dedicato ai sogni, nella Bibbia, per aiutare ad assumere una postura di immaginazione e creatività rispetto al futuro.
Il parroco
don Giovanni Righetti
ANNO PASTORALE 2016/17
"Su sentieri di Misericordia"
Il tema di quest'anno pastorale, preso pari pari dal titolo dell'assemblea diocesana di settembre scorso, è molto suggestivo e lascia intuire una molteplicità di applicazioni nella vita del singolo e della comunità cristiana.
Certamente tali sentieri, come sviluppato nella Festa del Ciao del 9 ottobre, possono essere intesi come le figure dei Santi che diventano percorsi da seguire con la loro vita esemplare. Quindi attraverso queste, si arriva a Cristo, il modello di ogni santità. Ma anche l'esempio di tanti fratelli e sorelle, i quali impegnandosi ad attuare "la vita buona del Vangelo", diventano "sentieri" capaci di portare a Dio, o di farlo intuire con il loro comportamento pronto a testimoniare lo splendore dell'amore cristiano.
Tuttavia per "Sentieri di Misericordia", si potrebbero intendere anche le tante proposte della parrocchia, che possono coinvolgere e condurre sulle vie del Signore. Questo vale anzitutto per i grandi tempi liturgici, chiamati per questo "tempi forti", in grado di farci decidere di lasciare più spazio all'azione di Dio nellanostra storia. Su tutti, va posta la Settimana Santa culminante nel Triduo pasquale del Signore Gesù, morto e risorto.
Ma l'immagine del sentiero si può applicare anche a circostanze minori, che comunque non sono secondarie nella costruzione della comunità. Esse non sono tanto esperienze decorative o di riempimento, ma parte essenziale del Regno di Dio che si attua in mezzo a noi. Penso, ad esempio, alle feste parrocchiali, ai campi estivi, ai ritiri spirituali, e così via, che comunque sono opportunità di incontro e di fraternizzazione, dunque vie per incontrare il volto di Cristo nella comunità e/o nel fratello.
In particolare, tra le tante esperienze e iniziative parrocchiali vissute nello scorso anno pastorale, ricordiamo con gioia la settimana mariana del 10-17 aprile 2016, con la visita della Madonna pellegrina di Fatima. (Ciò, anche per il fatto che con essa ci siamo introdotti al centenario delle apparizioni mariane ai tre pastorelli in quella località del Portogallo: 1917-2017).
Un tempo straordinario di grazia che ha visto radunarsi nella chiesa del Sacro Cuore migliaia e migliaia di fedeli, spesso commossi e devotamente coinvolti nella preghiera. Esperienza che ha aiutato tanti a riavvicinarsi alla fede e a sentire la nostalgia di quel Dio che non trascura alcuna occasione per proporci di tornare a Lui con tutto il cuore. Così, al termine dell'Anno Santo della Misericordia, stimolati dalle parole penetranti di Papa Francesco, impegniamoci a seguire sentieri di Misericordia, per condurre altri "cercatori di Dio" sulle stesse vie.
Ottobre 2016
IL PARROCO
Don Giuseppe Colaci
Ladispoli
ANNO PASTORALE 2015/16
TESTIMONI DI MISERICORDIA
Il tema biblico della misericordia è tornato in auge col ministero di papa Francesco, non perché prima fosse stato dimenticato, ma certamente in questi ultimi anni è centrale nella vita e nella predicazione della Chiesa. Culmine di questa attenzione alla misericordia sarà il prossimo anno santo indetto dal Papa proprio per celebrarla.
L’Anno santo della misericordia coprirà praticamente tutto l’arco dell’Anno pastorale (inizierà l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione di Maria e verrà chiuso il 20 novembre 2016, domenica di Cristo Re dell’Universo).
Per tal motivo il Consiglio Pastorale ha pensato opportuna, per tale anno parrocchiale, la frase tematica: Testimoni di misericordia. Ciò confortati anche dall’assemblea diocesana che, nelle due mezze giornate del 25-26 settembre scorso, ha riflettuto sul tema “Parole ed opere di misericordia”. Tutto questo è un chiaro invito alla concretezza del vangelo della misericordia che la vita e la predicazione di Gesù affermano decisamente e che noi, suoi discepoli, non possiamo disattendere.
Allora questo tempo di grazia, che è l’Anno pastorale, ci vedrà impegnati su quelle che la tradizione cristiana sviluppa come opere concrete di misericordia corporale e spirituale. Sono precisamente sette più sette: Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti, consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Qui non si tratta tanto di incasellare le situazioni in questi due settenari, ma di una sorta di palestra per allenarci a guardare all’altro, soprattutto nelle sue situazioni di fragilità, con cuore tenero e amorevole. Averne compassione tanto da giungere a prendersene cura, secondo appunto l’etimo della parola “misericordia”. Tale modalità l’abbiamo appresa dalla rivelazione biblica dove si dice di un Dio con “viscere materne”, per cui davanti all’umanità peccatrice e ribelle, anziché adirarsi e distruggerla, è pronto a darle ancora un’altra possibilità di conversione e di ritorno al bene. E questa per l’ennesima volta e… ancora un’altra volta.
Da questa esperienza ininterrotta di compassione, siamo chiamati a diventare “misericordiosi come è misericordioso” il Padre nostro (cfr Lc 6, 27-36). Ciò per fare della nostra comunità parrocchiale una famiglia di misericordia. Pertanto la copertina del presente calendario rappresenta Gesù che accoglie la peccatrice inginocchiata davanti a lui. Ciò avviene in una casa dell’epoca che ha però la vetrata della nostra chiesa. Questo è un chiaro invito a far diventare sempre più il luogo che ci accoglie ogni settimana per le attività e le liturgie, la casa della misericordia!
La misericordia come stile di vita, deponendo quello dell’arroganza e della chiusura egocentrica su se stessi, per guardare col cuore ai bisognosi del nostro tempo, disciplinando l’attitudine al giudizio sommario e alla condanna, oggi sempre più diffusi.
Ottobre 2015
IL PARROCO
Don Giuseppe Colaci
ANNO PASTORALE 2014/15
”DIO CHIAMA ALLA VITA”
Il presente titolo che sarà il tema dell'anno pastorale, ci è stato suggerito dall'assemblea diocesana, del 26-27 settembre scorso al centro pastorale, che aveva come titolo "Dalla Parola, la vita". Questo importante appuntamento di Chiesa locale si è configurato come il secondo tempo del ciclo triennale che Mons. Gino Reali vuole dedicare alla Parola di Dio. Quindi l'assemblea diocesana 2013-14 affrontò la tematica della Parola di Dio in sé, con la comunità cristiana che le si pone dinanzi, nel 2014-15 viene dedicata alla Parola di Dio che interpella ad una risposta di senso e di stile cristiano, invece, nell'anno pastorale 2015-16, la Chiesa diocesana rifletterà sulla Parola da portare ai lontani, quindi la dimensione missionaria e dell'annuncio.
Il tema di quest'anno, allora, è quanto mai adatto ad una presa di coscienza dell'identità del discepolo di Cristo, che deve vivere la propria vita e, in essa, i vari compiti specifici, come una chiamata da parte del Signore "amante della vita..."
La prima risposta che Dio si aspetta da noi è che accogliamo l'esistenza come un suo straordinario dono. da svolgere e valorizzare con gioia e im pegno costante. Poi la capacità di apprezzare anche i momenti di dolore e di prova, intesi come esperienze di crescita questi sono comunque vita e non una sospensione di essa. (Del resto l'essere umano riesce ad essere profondamente se stesso nelle esperienze di prova e di dolore. Lì mostra di che stoffa è fatto.)
Infine, il percepire la chiamata di Dio come un progetto che si struttura nell e sue linee fondamentali nel presente attraverso le scelte e le azioni quotidiane, ma che si compirà nel futuro temporale ed eterno. Quando il chiamato alla vita eterna sarà in quella dimensione rivedrà la vita terrena come una piccola anticipazione e preparazione ad essa.
La chiamata personale di Dio convoca a stare in una comunità di vita cristiana e in un'assemblea di vita liturgica. Allora tutti uniti sentiamoci chiamati a fare esperienza del Signore nella nostra unità cristiana, infatti, i lineamenti del volto di Cristo si decifrano meglio, in attesa della visione "faccia a faccia" in paradiso. Verso questa meta tutti i battezzati in sieme formano la grande carovana di Dio in cammino.
E durante il cammino interagiscono accogliendosi e aiutandosi con generosità, manifestandosi amore e tenerezza e testimoniando le meraviglie di Dio nella loro vita.
Le proposte della Parrocchia, perciò, saranno un tentativo per rafforzare tale cammino, offrendo formazione e motivazioni con lo scopo di strutturare l'identità cristiana. Allo stesso tempo le celebrazioni liturgiche saranno momenti di grazia per nutrire l'appartenenza a Dio e alla Chiesa. Tutto ci serva per rinnovare il nostro entusiasmo nella risposta alla chiamata di Dio. Così, alcuni amici ci testimoniano nelle pagine che seguiranno.
Dio benedica il nostro stare insieme e ci dia la gioia di riconoscerci fratelli i e sorelle.
lL PARROCO
Don Giuseppe Colaci
ANNO PASTORALE 2013/14
“LA TUA PAROLA,SIGNORE, E' SPIRITO E VITA”
L’assemblea, ascoltando la proclamazione della Sacra Scrittura nella Liturgia, ripete con consapevolezza: “La Tua Parola, Signore, è spirito e vita!”. È la meraviglia di Dio che parla! Ed è grazie alla sua Parola che la comunità viene ri-costituita, armonizzata e nutrita, per essere “popolo santo”. Così essa vive nell’amore, essendo stata rigenerata “non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla Parola di Dio viva ed eterna” (cfr 1Pt 1,23).
In un mare di chiacchiere, qual è quello in cui rischiamo di affogare: tra le tante opinioni da salotto televisivo con tutti quei linguaggi incomprensibili che dicono per non dire, grazie a Dio, su tutto, si staglia la Sua Parola. La Parola di verità, che è spirito e vita. Ancora oggi, ci ritroviamo ad affermare con l’apostolo Pietro: “Signore da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna!” (Gv 6,61).
Le tante parole umane non reggono il confronto con la Parola di Dio, che viene dall’Assoluto… ed è capace di afferrare, con autorevolezza e sapienza, quanto nessun altro può dire. Pensiamo davanti all’esperienza sempre terribile della morte, quando il silenzio commosso è l’unico atteggiamento dignitoso e ogni tentativo di spiegazione e di consolazione risulta fuori luogo, è lì che la Parola diventa efficace e parla della verità profonda sull’uomo che nessuno altro potrebbe esprimere se non venisse dal Signore della vita, potente sulla morte.
Davanti al silenzio del non senso e della mancanza di prospettive viene la Parola. Essa riaccende la vita davanti a tante situazioni che ci spengono e deprimono lasciandoci nel buio e nel mal di vivere. Essa è sempre capace di dare la vita quando giunge la morte e sembra tutto finito.
La Parola di Dio c’è da sempre e per sempre, per riaccendere la speranza, per ridare coraggio, per illuminare, per verificare, per convertire… Divenuta tangibile attraverso l’incarnazione del Verbo eterno nell’uomo Gesù di Nazareth, rimane “cristallizzata” e permanente nella Bibbia e nella predicazione della Chiesa. Grazie a tale Parola è possi- bile l’avvio e il mantenimento della vita spirituale. Lo stesso Signore Gesù parlando del suo corpo e sangue donato attraverso “il Pane di vita eterna”, spiega (nel vangelo di Giovanni cap. 6), che “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita.”(v. 63). Occorre fare un passo avanti nella fede accettando la realtà invisibile dello Spirito Santo e credendo con fede viva che solo per mezzo suo le parole di Gesù si realizzano per noi diventando parole di vita e di sal- vezza. Quella Parola, scritta e tramandata sotto l’azione dello Spirito, deve essere letta, pregata e interpretata per mezzo dello stesso Spirito. Lo Spirito Santo è l’unico vero ermeneuta della Parola rivelata. Per meglio chiarire questo concetto il Signore precisa che la vita è nello Spirito e non nella carne, perché infatti è proprio lo Spirito che dà la vita. La carne di per sé non ha vita, essa diventa animata solo grazie allo Spirito. Dunque ogni realtà annunciata dal Signore deve essere creduta nell’azione dello Spirito Santo, il quale è ulteriore prova della divinità di Cristo. La nostra fede in Cristo è allora veramente autentica e corretta, priva cioè di vizi ed eresie, solo se accoglie in tutto la Parola del Signore, la quale è, appunto, spirito e vita, perché a tali realtà ci conduce e si riferisce. Non è possibile credere in Cristo senza credere nelle sue parole, senza cioè accogliere in pieno il senso e le verità in esse contenute. Il rifiuto di queste parole diventa rifiuto di Cristo e perdita di tempo prezioso. Il Padre non permette a nessun uomo di arrivare al Figlio senza credere alle sue parole. Il percorso è dunque obbligato e non può esse- re evitato o rinviato. Nella Parola del Figlio c’è la volontà e l’amore del Padre, rifiuta- re tale Parola significa rifiutare il Padre, ecco perché questi non permette che alcuno giunga al Figlio se non è concesso da lui. Strumenti di questa Parola rivelata è la Chiesa, animata e guidata dallo Spirito Santo. La Chiesa non è altro che il “megafono” della Parola, la sua natura è quella di esse serva della Parola e, solo in quanto tale, mae- stra di vita e sacramento di salvezza. È ciò che afferma puntualmente la Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Parola di Dio, già nel suo incipit: “Dei Verbum religiose audiens et fidenter proclamans” (“In religioso ascolto della Parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia”). Commentando tale espres- sione, così ebbe a scrivere nel 1967, il teologo Joseph Ratzinger: “È come se l’intera esistenza della Chiesa si trovasse raccolta in questo ascolto da cui solamente può procedere il suo atto di parola”.
Come la Chiesa così ogni singolo battezzato, per que- sto, in via esplificativa, troveremo in questo calenda- rio delle testimonianze di alcuni membri del consiglio pastorale parrocchiale, per cogliere quanto la Parola ha operato in loro e nella loro vita... E ciò che può ope- rare in quanti si aprono all’ascolto.
IL PARROCO
Don Giuseppe Colaci
ANNO PASTORALE 2012/13
NOTA DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
Con la Lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede.
Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo.
Quest’anno sarà un’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è «l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». Fondata sull’incontro con Gesù Cristo risorto, la fede potrà essere riscoperta nella sua integrità e in tutto il suo splendore. «Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare», perché il Signore «conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani».
L’inizio dell’Anno della fede coincide con il ricordo riconoscente di due grandi eventi che hanno segnato il volto della Chiesa ai nostri giorni: il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dal beato Giovanni XXIII (11 ottobre 1962), e il ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, offerto alla Chiesa dal beato Giovanni Paolo II (11 ottobre 1992).
Il Concilio, secondo il Papa Giovanni XXIII, ha voluto «trasmettere pura e integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti», impegnandosi affinché «questa dottrina certa e immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che corrisponda alle esigenze del nostro tempo». Al riguardo, resta di importanza decisiva l’inizio della Costituzione dogmatica Lumen gentium: «Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16, 15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa».
A partire dalla luce di Cristo che purifica, illumina e santifica nella celebrazione della sacra liturgia (cfr Costituzione Sacrosanctum Concilium) e con la sua parola divina (cfr Costituzione dogmatica Dei Verbum), il Concilio ha voluto approfondire l’intima natura della Chiesa (cfr Costituzione dogmatica Lumen gentium) e il suo rapporto con il mondo contemporaneo (cfr Costituzione pastorale Gaudium et spes). Attorno alle sue quattro Costituzioni, veri pilastri del Concilio, si raggruppano le Dichiarazioni e i Decreti, che affrontano alcune delle maggiori sfide del tempo.
Dopo il Concilio, la Chiesa si è impegnata nella recezione e nell’applicazione del suo ricco insegnamento, in continuità con tutta la Tradizione, sotto la guida sicura del Magistero. Per favorire la corretta recezione del Concilio, i Sommi Pontefici hanno più volte convocato il Sinodo dei Vescovi, istituito dal Servo di Dio Paolo VI nel 1965, proponendo alla Chiesa degli orientamenti chiari attraverso le diverse Esortazioni apostoliche post-sinodali.
La prossima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, nel mese di ottobre 2012, avrà come tema: La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana.
Sin dall’inizio del suo Pontificato, Papa Benedetto XVI si è impegnato decisamente per una corretta comprensione del Concilio, respingendo come erronea la cosiddetta «ermeneutica della discontinuità e della rottura» e promuovendo quella che lui stesso ha denominato «l’“ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino». […]
L’Anno della fede vuol contribuire ad una rinnovata conversione al Signore Gesù e alla riscoperta della fede, affinché tutti i membri della Chiesa siano testimoni credibili e gioiosi del Signore risorto nel mondo di oggi, capaci di indicare alle tante persone in ricerca la “porta della fede”. Questa “porta” spalanca lo sguardo dell’uomo su Gesù Cristo, presente in mezzo a noi «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt28, 20). Egli ci mostra come «l’arte del vivere» si impara «in un intenso rapporto con lui». «Con il suo amore, Gesù Cristo attira a sé gli uomini di ogni generazione: in ogni tempo Egli convoca la Chiesa affidandole l’annuncio del Vangelo, con un mandato che è sempre nuovo. Per questo anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede».
INDICAZIONI PER LA NOSTRA PARROCCHIA
La fede «è innanzi tutto una adesione personale dell’uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l’assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato». In questo anno pastorale, vogliamo perciò darci il seguente slogan tematico: LA FEDE: UN PONTE VERSO DIO, “un ponte” lungo quanto tutta la nostra esistenza terrena che va arricchito e consolidato di opere buone e attraversato con perseveranza ed entusiasmo. Pertanto, le seguenti indicazioni nell’Anno della fede desiderano favorire sia l’incontro con Cristo attraverso autentici testimoni della fede, sia la conoscenza sempre maggiore dei suoi contenuti. Si tratta di proposte che intendono sollecitare, in modo esemplificativo, la pronta responsabilità ecclesiale davanti all’invito del Papa a vivere in pienezza quest’Anno come speciale «tempo di grazia». Nella nostra parrocchia, tutti i fedeli sono invitati a leggere e meditare attentamente la Lettera apostolica Porta fidei del Santo Padre Benedetto XVI, opportunamente riportata nelle pagine di questo calendario. Il primo compito, poi, di questo Anno della fede, sarà di imparare a memoria il Credo, e magari, di cantarlo nella forma gregoriana, almeno nelle celebrazioni più solenni. Ciò perché
esso sia di riferimento per la nostra vita, una sorta di “prontuario” per avere sempre nella mente i contenuti in cui crediamo. In tal modo, questi mesi che ci attendono saranno «un’occasione propizia per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia». Nell’Eucaristia, mistero della fede e sorgente della nuova evangelizzazione, la fede della Chiesa viene proclamata, celebrata e fortificata. Tutti i fedeli sono invitati a prendervi parte consapevolmente, attivamente e fruttuosamente, per essere autentici testimoni del Signore.
Inoltre, nella cosiddetta “Catechesi del Parroco”, -incontro mensile che ormai da anni ci fa ritrovare attorno al tema centrale dell’anno pastorale-, ci dedicheremo attentamente allo studio dei Documenti del Concilio Vaticano II, traendone frutto per la pastorale parrocchiale, la catechesi, la predicazione, la preparazione ai sacramenti e la vita dei vari gruppi. Per lo stesso motivo ci sarà anche un Corso biblico settimanale, per ritornare alle fondamenta della nostra fede nel Dio che si è rivelato e continua a farlo attraverso la sua Parola scritta e tramandata.
I nostri parrocchiani, durante questo tempo di grazia, dedicheranno una particolare intenzione alla preghiera per il rinnovamento della fede nel Popolo di Dio e per un nuovo slancio nella sua trasmissione alle giovani generazioni.
Ogni discepolo di Cristo, chiamato a ravvivare il dono della fede, cercherà di comunicare la propria esperienza di fede e di carità dialogando con tutti, anche con gli appartenenti alle altre confessioni cristiane, con i seguaci di altre religioni, e con coloro che non credono, oppure sono indifferenti. In tal modo si auspica che l’intero popolo cristiano inizi una sorta di missione verso coloro con cui vive e lavora, nella consapevolezza di aver «ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti». La fede «è compagna di vita che permette di percepire con sguardo sempre nuovo le meraviglie che Dio compie per noi. Intenta a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della storia, la fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della presenza del Risorto nel mondo». La fede è un atto personale ed insieme comunitario: è un dono di Dio, che viene vissuto nella grande comunione della Chiesa e deve essere comunicato al mondo.
Con l’augurio di un vero cammino di crescita nella fede e nell’amore al Signore, Vi auguro un tempo di opere
buone e di vita buona nel Vangelo.
IL PARROCO
Don Giuseppe Colaci
ANNO PASTORALE 2011/12
“EUCARESTIA, FARO DELLA VITA”
“Eucaristia, faro della vita” è il tema che ci terrà compagnia in questo anno pastorale 2011-12.
Ancora quest’anno, a partire dall’assemblea diocesana di settembre scorso, svoltasi sull’argomento: “Eucaristia, celebrazione e cammino ecclesiale”, la nostra attenzione sarà rivolta al sacramento che “fa” la Chiesa e santifica ogni cristiano.
La frase scelta, dice, anzitutto, la consapevolezza che la presenza sostanziale del Signore nell’Ostia consacrata è accompagnamento per il vivere di ogni giorno. Come ci ha confermato il congresso eucaristico nazionale di Ancona: il sacramento del Corpo e Sangue di Cristo è riferimento e nutrimento di grazia, in ogni situazione di vita del discepolo di Gesù. L’Eucaristia ha infinitamente tanto da dire: all’uomo che si relaziona col prossimo, con legami affettivi di accoglienza e di dialogo, ma anche all’uomo che vive nella fragilità e nella malattia, essendo medicina di salvezza, così come nell’ambito della trasmissione dei valori e dell’educazione, nel lavoro e nella festa, infine nella testimonianza da portare alla città degli uomini.
Data l’importanza di tale sacramento, il bene più grande che la Chiesa possiede, la “perla preziosa” di tutto il depositum fidei, si capisce comeessa vada celebrata incessantemente e per essa bisogna lodare e ringraziare continuamente la bontà di Dio. Certamente nell’Eucaristia vi è la presenza di Cristo, tale presenza, come ci ricorda Paolo VI nella Mysterium fidei, è reale per antonomasia “perché è anche corporale e sostanziale”.
Dunque l’Eucaristia è faro per il cammino individuale di ogni cristiano e di tutta la Chiesa. Faro che orienta, attraverso i marosi dell’esistenza, spesso travagliata e tribolata. Nell’Eucaristia si trova la certezza di una presenza che indica la via. Proprio per questo i cristiani delle origini venivano chiamati “quelli della Via”, dove la via è appunto Cristo.
Faro perché illumina. Le tenebre del mondo, con buona pace dell’energia elettrica, diventano sempre più fitte, poiché ancora oggi si insinuano le trame di colui che i Vangeli chiamano “il principe delle tenebre”. C’è bisogno della luce di Cristo, significativamente ogni anno, nella Veglia pasquale, il ministro entrando nella chiesa vuota e buia canta “Cristo luce del mondo!”.
Faro perché dà sicurezza, la stabilità dell’esistenza è continuamente minacciata dalle trasformazioni del mondo e dal divenire del tempo e delle cose. L’Eucaristia è perciò l’unico elemento capace di dare stabilità nel presente e chiarezza circa la meta da raggiungere.
Faro perché illumina. Le tenebre del mondo, con buona pace dell’energia elettrica, diventano sempre più fitte, poiché ancora oggi si insinuano le trame di colui che i Vangeli chiamano “il principe delle tenebre”. C’è bisogno della luce di Cristo, significativamente ogni anno, nella Veglia pasquale, il ministro entrando nella chiesa vuota e buia canta “Cristo luce del mondo!”.
Faro perché dà sicurezza, la stabilità dell’esistenza è continuamente minacciata dalle trasformazioni del mondo e dal divenire del tempo e delle cose. L’Eucaristia è perciò l’unico elemento capace di dare stabilità nel presente e chiarezza circa la meta da raggiungere.
In definitiva, l’Eucaristia, faro della vita, ci rende persone capaci di indicare la via, perché illuminate da Cristo e stabilite “sulla roccia della fede apostolica”. Essa ci spinge verso gli altri, a fare della nostra esistenza un dono. Proprio Papa Benedetto XVI al convegno diocesano di Roma del 16 giugno 2010, ha detto, tra l’altro: “L’Eucaristia celebrata ci impone e al tempo stesso ci rende capaci di diventare, a nostra volta, pane spezzato per i fratelli, venendo incontro alle loro esigenze e donando noi stessi. Per questo una celebrazione eucaristica che non conduce ad incontrare gli uomini lì dove essi vivono, lavorano e soffrono, per portare loro l’amore di Dio, non manifesta la verità che racchiude. Per essere fedeli al mistero che si celebra sugli altari dobbiamo, come ci esorta l’apostolo Paolo, offrire i nostri corpi, noi stessi, in sacrificio spirituale gradito a Dio (cf Rm 12,1), in quelle circostanze che richiedono di far morire il nostro io e costituiscono il nostro ‘altare’ quotidiano”.
Per divenire, concretamente, quanto il Santo Padre suggerisce, inizieremo con una maggiore attenzione al come celebriamo, facendo in modo che le nostre liturgie eucaristiche siano sacramento del mistero di Dio e non tanto un insieme cerimoniale di elementi decorativi e accessori dell’Eucaristia stessa. Tutta la santa Messa sarà da vivere con atteggiamento grato e adorante verso quel Dio che è misericordia e ci perdona (riti penitenziali), parola che illumina e verifica il cammino (liturgia della Parola), pane di vita che nutre e accende lo sguardo verso le cose eterne: “Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice, annunziamo la tua morte Signore, nell’attesa della tua venuta” (liturgia eucaristica). Ma anche invio a svolgere la propria missione di testimoni e annunciatori della buona notizia che salva (riti conclusivi). Avremo, quindi, cura che – come diceva Jean Guitton –, le nostre liturgie intreccino costantemente numen, cioè mistero, e lumen, ossia chiarezza e intelligibilità.
A questo punto non ci resta che tradurre in atto questi concetti. A tal proposito ci è donato il nuovo anno pastorale. Sarà tempo propizio per camminare accanto a tanti uomini e donne del nostro tempo e del nostro Paese che cercano, come noi, quell’ orientamento, quella guida, quella luce, quella meta e quel nutrimento, che solo Cristo presente nell’Eucaristia può offrire.
Don Giuseppe Colaci
Don Giuseppe Colaci